Qui trovi i miei contenuti, ciò che faccio, ciò che penso, pensieri ed esempi positivi, buone pratiche, ciò che mi sta a cuore.
CLICCA SULLE IMMAGINI PER APRIRE IL TESTO
🌟 Cambio rotta: da Millennial ad alleata per le nuove generazioni 🌟
Ciao a tutti! 👋 Sono entusiasta di condividere con voi un nuovo capitolo della mia carriera professionale. 🚀
Da Millennial, ho vissuto una delle diverse transizioni che caratterizzano la nostra società. I nostri genitori, definiti dal loro lavoro, ci hanno lasciato senza una bussola per la scoperta di noi stessi. Ma oggi, è diverso. Voglio essere quella guida per le nuove generazioni. 🌍
La mia missione è aiutare i giovani a navigare nell'oceano di possibilità, a trovare la loro vera passione e vocazione, al di là delle convinzioni limitanti nostre o altrui e delle "scelte sicure". Perché essere un ingegnere non ha valore, se l'ingegneria non ti appassiona. 💡
Come Orientatrice e Coach, credo fermamente nell'autonomia delle scelte e nel pensiero critico. Voglio insegnare ai giovani il potere del pensiero critico e della creatività, dell’automotivazione e della consapevolezza di sé per forgiare il proprio cammino, basato su chi essi sono veramente. Voglio che capiscano chi sono e che ciascuno di noi è unico e ha tutti gli ingredienti per realizzare la sua ricetta.
Offro sessioni personalizzate, supporto continuo e una guida autentica per aiutare i ragazzi a scoprire la loro vera essenza e potenziale unico.
Se sei un genitore in cerca di una figura professionale per tuә figliә, o unә giovane in cerca di orientamento o conosci qualcunә che potrebbe beneficiare del mio supporto come coach, contattami!
La mia esperienza come orientatrice e coach si basa sull'ascolto, sulla comprensione e sull'empatia verso le esigenze di entrambe le parti.
Insieme, possiamo creare un futuro in cui ogni giovane si senta sicuro e ispirato a perseguire i propri sogni, con la consapevolezza e la fiducia di essere sostenuti e capiti.
#Orientamento #OrientamentoGiovani #Generazioni #LaScalasOrienta #Coaching
🌀 Perchè quel logo per La Scalas Orienta? 🌀
Beh, sapete non è stata un’idea di quelle che ti arrivano come un fulmine e taaac. No, ci ho pensato tanto, però mi è venuto molto naturale mettere insieme i pezzi.
Ovviamente il mio logo è una scala(s) a chiocciola, a chiocciola ascendente, ma non è solo questo: è il mio cognome, la mia storia e la mia vita racchiusi in un simbolo.
Esso rappresenta il viaggio di crescita che ho fatto, ma che poi tutti facciamo - a meno che, certo, non soffriamo della sindrome di Peter Pan, ma quello è un altro discorso - passo dopo passo, giro dopo giro, delle volte incerti, altri belli decisi, ogni scalino è un passo verso un pò più di consapevolezza di noi stessi. La spirale non è proprio sempre in evoluzione, delle volte sembra che “stalli “ su se stessa, ma normalmente è ciò a cui tendiamo: evolverci!
Quella spirale mi ricorda tanto “l’occhio di Santa Lucia”, un simbolo delle mie radici sarde, a me tanto caro. Si chiama così la piccola porta di casa di un mollusco marino presente nel nostro mare, una conchiglia a forma di spirale. Per i bambini sono dei piccoli porta fortuna.
Perciò eccomi qui, una fedele compagna di viaggio per le nuove generazioni - per fare da orientatrice e coach attraverso le scelte che i nostri ragazzi sono chiamati a fare.
#LaScalasOrienta è più di un servizio, è un impegno verso la chiarezza, la direzione e la crescita personale.
#nuoviinizi #crescitapersonale #formazionecontinua
#energiarinnovata #orientamentogiovani #lascalasorienta
🎉 Festeggio un NUOVO INIZIO tra passione, formazione e progetti per il futuro 🎉
Oggi si apre ufficialmente un nuovo capitolo per me.
Oggi ho ufficialmente aperto la mia "prima" partita iva per l’avvio della mia nuova me da libera professionista nell'ORIENTAMENTO DEI GIOVANI.
È stato un processo doloroso. Ne ho parlato qui.
Quando ho capito che avevo bisogno di fermarmi per ri-orientarmi avrei potuto vedere la strada davanti a me guardando al passato con l’idea in testa che "avevo perso un sacco di tempo", oppure potevo guardare al mio futuro con la consapevolezza che senza le mie passate esperienze non sarei arrivata qui, a questo punto di svolta.
Così ho deciso di mettere per iscritto tutte le competenze che avevo fatto mie negli anni e ho dato ascolto alla vocina che mi diceva cosa mi faceva stare bene. Non lo avevo mai fatto per me, l’ho sempre fatto per aiutare gli altri, per i miei ragazzi.
Sono stata una ragazza che ha navigato attraverso scelte poco consapevoli, non ho avuto una guida chiara. Ma da sempre sono una persona determinata e oggi voglio fare la differenza nell’orientamento dei giovani. Sono stata io stessa a cercare la mia strada, imparando l'importanza di seguire la propria essenza e unicità.
Ho trovato il match perfetto tra la mia esperienza vissuta, il mio bisogno di aiutare gli altri e la ferma consapevolezza di voler contribuire ad un mondo migliore.
Per fare tutto questo ovviamente ho dovuto ricominciare a studiare (anche se non ricordo di aver mai smesso), ma questa volta è uno studio che sa di senso e significato, sa di successo. Perchè per me è un successo aver trovato il mio ikigai, la mia ragione di vita.
Questo nuovo inizio è l’espressione della mia evoluzione personale e professionale, della mia volontà di investire in me stessa e nel potenziale dei giovani. Mi sento caricata da un’energia inesauribile, sono un vulcano di idee e progetti che aspettano di essere realizzati, mi sento più che mai pronta ad affrontare questa avventura.
#NuoviInizi #NuovoLavoro #crescitapersonale #formazionecontinua #energiarinnovata #orientamentogiovani
La domanda che ci assilla da generazioni è sempre la stessa: 𝐂𝐇𝐄 𝐂𝐎𝐒𝐀 𝐕𝐔𝐎𝐈 𝐅𝐀𝐑𝐄 𝐃𝐀 𝐆𝐑𝐀𝐍𝐃𝐄?
La domanda che ci assilla da generazioni è sempre la stessa: 𝐂𝐇𝐄 𝐂𝐎𝐒𝐀 𝐕𝐔𝐎𝐈 𝐅𝐀𝐑𝐄 𝐃𝐀 𝐆𝐑𝐀𝐍𝐃𝐄?
Ci sono ragazzi che sanno chiaramente quale strada vogliono percorrere e sono a dir poco stupendi, ma non tutti sono così consapevoli di quale sia la famigerata "scelta giusta".
Nel mondo di oggi, che si evolve sempre più rapidamente, così complesso, ricco di possibilità e opportunità, i ragazzi si trovano #disorientati. Trovare la propria strada può sembrare un'impresa da titani.
Pensano di trovare risposte proprio là fuori, ma le risposte le hanno già dentro. Quando vengono da me gli dico sempre che “hanno già dentro tutti gli ingredienti che gli servono per scrivere la loro ricetta”.
Allora io cosa ci faccio qui?
Sulla carta sono una #orientatrice scolastica e professionale, coach e mentor. Nella pratica sono una persona che sa cosa vuol dire non avere idea di come rispondere a quella domanda, con tutte le crisi esistenziali del caso. Non lo sapevo quando dovevo scegliere le scuole superiori e ancora meno quando ho deciso di andare all’università. Così ho scelto perché dovevo fare una scelta. Poi ad un certo punto ho dovuto fare i conti con la "vera me" che è venuta a bussare alla mia porta.
Non ho avuto un alleato che mi abbia accompagnata in queste decisioni. Certo, il mio punto di riferimento erano i miei genitori, poi c’erano i loro amici, i parenti, in due parole un’altra generazione. È anche questo il punto: non avevano gli strumenti per aiutarmi.
Ecco che il senso di ciò che faccio coinvolge anche voi #genitori, perché io sono quello "strumento" di cui avete bisogno e soprattutto sono un’alleata nell’orientamento dei vostri figli. Da genitore, e prima ancora da figlia, comprendi l'importanza di fare scelte consapevoli che ci rispecchiano.
Dalle medie, fino al post diploma, aiuto i ragazzi a trovare il loro cammino, a scoprire come diventare, e poi essere, adulti autonomi e consapevoli di sé stessi e di ciò che li circonda.
Se hai paura che i tuoi figli facciano la scelta sbagliata, io li aiuterò a trovare un metodo che potranno usare per sempre per fare scelte auto-determinate.
"Le decisioni sono il modo per definire se stessi, sono il modo per dare vita e significato ai sogni, sono il modo per farci diventare ciò che siamo." [cit.]
Tutti abbiamo interessi, attitudini, talenti e valori, ma non tutti li conosciamo e sappiamo come farli coincidere con le scelte formative e/o professionali.
Se tu o qualcuno che conosci sta cercando orientamento nel proprio percorso, fammelo sapere!
#orientamentoscolastico #orientamentoprofessionale #orientamentogiovani #formazionecontinua #lascalasorienta
𝗡𝗢𝗜 𝗖𝗢𝗦𝗔 𝗣𝗢𝗦𝗦𝗜𝗔𝗠𝗢 𝗙𝗔𝗥𝗘 𝗗𝗜 𝗖𝗢𝗡𝗖𝗥𝗘𝗧𝗢 𝗣𝗘𝗥 𝗔𝗜𝗨𝗧𝗔𝗥𝗘 𝗜 𝗚𝗜𝗢𝗩𝗔𝗡𝗜?
Il “noi “ di cui parlo include me, la società intera, quindi le famiglie, le aziende (imprenditori e dipendenti), le istituzioni e i ragazzi stessi.
Per rispondere a Sebastiano Zanolli: no, non è vero che i giovani non hanno voglia di lavorare, hanno voglia di lavorare in un modo e in un mondo diverso da quello a cui magari siamo stati abituati noi e i nostri genitori prima di noi.
Ho ascoltato l’intervista di Valentina Magri sulla sua attività di ricerca e sul libro che ha co-pubblicato GIOVENTU' BLOCCATA e sono d’accordo con lei su tutta la linea, lo dico da insegnante, da ingegnere e da orientatrice.
Come docente ho aiutato tanti ragazzi a ritrovare motivazione in una scelta che non era la loro, a guardare con speranza verso il futuro, a trovare una nuova prospettiva e soprattutto a fare nuove esperienze (pratiche, non teoriche). A questo proposito ho trovato davvero d’aiuto alla riflessione il post di Federica Romagna (Il mondo del lavoro non è come lo vedi tu). Dobbiamo prima di tutto calarci nella realtà e nella prospettiva dei ragazzi.
A luglio scorso, in piena crisi esistenziale perché avevo perso la bussola della mia carriera (o forse non l’ho mai avuta finora, questo era il punto), mi sono ritrovata sotto mano “Professoressa Addio” di Norberto Bottani (esperto di problemi dell’educazione e ricercatore dell’OCSE), un’analisi dei sistemi e delle problematiche dei docenti e della scuola italiana in generale, tra gli anni 80 e 90. Mi sono stupita di quanto le cose non siano cambiate da allora.
La scuola è un argomento molto difficile da trattare.
Valentina propone diversi consigli utili per le famiglie, le aziende e i giovani stessi. Tra quelli che non ha già citato Sebastiano, mi piacerebbe porre l'accento su alcuni consigli:
per i giovani: informatevi prima sugli sbocchi lavorativi di scuola e università, sul mercato del lavoro e sulla aziende, coltivare le vostre passioni e fate esperienze per capire se le vostre convinzioni incontrano ciò che effettivamente pensate di voler fare da grandi
per i genitori: incoraggiate i vostri figli a “buttarsi”, a fare esperienze di lavoro, di volontariato, non siate troppo protettivi e al contempo non tarpate le loro ali, anche se questo implica spostarsi all’estero o in una città lontana, assecondate la loro volontà, incoraggiateli di fronte alle difficoltà, solo saranno adulti responsabili, solo quando saranno in grado di provvedere a se stessi.
Per fare questo dobbiamo essere noi adulti consapevoli e infondere in loro questa stessa consapevolezza, di loro stessi e del mondo che ci circonda.
Quali altre soluzioni e azioni pensate possano contribuire a risolvere questa problematica? Come possiamo garantire un passaggio più agevole dalla scuola al mondo del lavoro per le future generazioni?
Quando stai in silenzio in realtà vorresti dire qualcosa?
Oggi spesso le parole si perdono nel rumore, ma esiste un linguaggio più profondo, che grida silenziosamente per essere ascoltato. Questo è il linguaggio della sensibilità, una lingua senza parole che rivela i segreti più intimi dell'anima umana, specialmente tra i giovani.
La sensibilità può essere considerata una competenza che si può sviluppare?
Di certo è una soft skill che gioca un ruolo cruciale nella formazione e nell'orientamento scolastico dei ragazzi. Non è solamente l'abilità di ascoltare attivamente ciò che viene detto, ma soprattutto di cogliere ciò che rimane inespresso.
In un'epoca dove ogni giovane sembra un'isola, la sensibilità diventa il ponte che collega mondi invisibili, permettendoci di percepire le tempeste interne che agitano le acque della loro esistenza. 🌊
Le esperienze di vita, le sfide e le emozioni vissute affinano la nostra sensibilità, trasformandola in una lente attraverso cui interpretare il mondo, ma nel contesto della formazione e dell'orientamento scolastico, questa sensibilità assume una dimensione ancora più significativa. Diventa lo strumento attraverso il quale gli insegnanti e gli orientatori possono supportare i giovani nel loro cammino di crescita, aiutandoli a costruire fiducia in se stessi, autostima e motivazione.
Un docente e un orientatore sensibile sono figure che, attraverso l'ascolto attivo e l'empatia, riescono a identificare le esigenze uniche di ciascuno studente, offrendo un sostegno personalizzato che va oltre l'insegnamento tradizionale.
Oltre che un’orientatrice, sono un’insegnante e di fronte a un ragazzo o una ragazza che mostra segni di disagio o difficoltà, la mia sensibilità mi ha sempre spinta ad indagare, a cercare di comprendere le cause nascoste dietro un'apparente indifferenza. È questa profonda empatia che permette di stabilire un vero e proprio contatto umano, essenziale per guidare i giovani verso un futuro in cui si sentano realizzati e valorizzati.
E voi, quanto credete nell'importanza della sensibilità nel rapporto con i giovani? È possibile, secondo voi, coltivarla e renderla parte integrante del nostro modo di essere e di agire nel mondo educativo e sociale?
#orientamentoscolastico #sensibilità #empatia #ascoltoattivo
Responsabilità singola, beneficio collettivo: come le tue decisioni modellano la società.
𝑬𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆 𝒖𝒏𝒂 𝒓𝒆𝒔𝒑𝒐𝒏𝒔𝒂𝒃𝒊𝒍𝒊𝒕à 𝒄𝒐𝒏𝒅𝒊𝒗𝒊𝒔𝒂 𝒏𝒆𝒍 𝒈𝒖𝒊𝒅𝒂𝒓𝒆 𝒊 𝒈𝒊𝒐𝒗𝒂𝒏𝒊 𝒗𝒆𝒓𝒔𝒐 𝒖𝒏 𝒇𝒖𝒕𝒖𝒓𝒐 𝒄𝒐𝒏𝒔𝒂𝒑𝒆𝒗𝒐𝒍𝒆?
L'articolo Laura Fraccalanza, pubblicato su ASNOR Associazione Nazionale Orientatori, sottolinea l'importanza dell'orientamento come strumento etico e l'importanza della responsabilità individuale e collettiva nella costruzione del futuro personale e professionale. Pensiamo quindi all'orientamento non solo in termini di carriera, ma anche di contributo alla società, perché con esso si possono influenzare non solo le scelte professionali ma anche l'impatto sociale e ambientale delle azioni individuali.
Hai mai pensato a quanto sia potente il ruolo dell'orientamento nella vita dei giovani? Non si tratta solo di scegliere una carriera, ma di abbracciare una responsabilità più ampia verso se stessi e la società. 🌏
Il nostro mondo sta cambiando velocemente, e con esso, anche il modo in cui pensiamo al futuro. L'orientamento può essere una bussola che guida non solo le scelte professionali ma anche quelle etiche e sociali. 🧭
Ecco alcuni spunti su cui riflettere:
🤔 Responsabilità personale: Come possiamo aiutare i giovani a riconoscere e sviluppare le proprie competenze in un modo che sia significativo per loro e per la società?
🌱 Sostenibilità ed etica: Come possiamo incoraggiare i giovani a prendere decisioni che non solo beneficiano il loro futuro ma anche l'ambiente e la società?
👥 Impatto collettivo: Come l'orientamento può guidare i giovani verso percorsi che favoriscono la giustizia sociale e un futuro equo per tutti?
🔍Qual è il tuo ruolo: In che modo le tue scelte di carriera possono contribuire a un mondo migliore? Qual è il tuo ruolo nella costruzione di una società più giusta e sostenibile?
❓E tu che cosa ne pensi? Ti sei mai postə queste domande?
#orientamento #responsabilità #etica
Come immagini la scuola del futuro?
Questa è stata la domanda chiave posta a oltre 300 studenti di due scuole superiori di Faenza nel progetto "2032, la scuola è cambiata", un'iniziativa che ha permesso ai giovani di esprimere le loro visioni sulla scuola di domani attraverso un questionario che invitava ciascuno a immaginarsi come studente del futuro, confrontandosi con un coetaneo di oggi.
L'interrogativo ha scatenato una serie di riflessioni profonde che hanno trovato spazio e forma nella mostra "Fuori Posto" presso il Museo Diocesano a Faenza.
Tutto il progetto è di MSAC, il Movimento Studenti di Azione Cattolica, che raccoglie studenti con lo spirito "I care" (mi importa), il motto di Don Milani che riflette il desiderio di vivere la scuola come luogo di crescita personale e collettiva.
I ragazzi hanno trasformato le risposte del questionario in un'esperienza che si fonda sul confronto con le percezioni degli studenti, che vedono la scuola non solo come un luogo di apprendimento, ma anche come un ambiente in cui sentirsi ascoltati, compresi e liberi di esprimersi.
La mostra si articola in tre stanze, ognuna delle quali offre una prospettiva diversa sulla vita scolastica, mettendo in luce le sfide e le potenzialità percepite dagli studenti.
Nella prima stanza i banchi sono "fuori posto" a indicare la difficoltà di sentirsi un gruppo unito, la difficoltà nelle relazioni tra studenti della stessa classe, non c'è una cattedra, a simboleggiare la sensazione di sentirsi invisibili che sperimentano insegnanti e alunni. L'opera di Fabrizio Dusi "bla bla bla" sulla lavagna critica la comunicazione inefficace e amplifica il messaggio che emerge dai questionari.
La seconda stanza utilizza specchi e punti interrogativi per spingere i visitatori a riflettere sulla propria posizione e atteggiamento all'interno del sistema educativo. È un invito a chiedersi: Sono a posto? Forse la risposta non ce l’hai, ma interrogarsi è il primo passo per provare a cambiare le cose.
L'ultima stanza, dominata dalla parola "Liberi", esplora il desiderio di libertà espresso dagli studenti nei loro questionari. Una parola che può assumere tanti significati, ma che non va data per scontata. Questa stanza chiama a riflettere sul vero significato di libertà in ambito educativo e personale.
La mostra non è solo un'esposizione di idee, è un invito all'azione e all'ascolto delle voci degli studenti per costruire un sistema scolastico che rispecchi veramente i loro bisogni e aspirazioni.
Ogni visitatore, al termine del percorso, è invitato a portare con sé un biglietto che contiene pensieri e desideri degli studenti, riflettendo su come le proprie azioni quotidiane possano contribuire a realizzare la scuola del domani.
La mostra è un esempio straordinario di come il dialogo e la partecipazione attiva possano trasformare la scuola in un luogo dove non solo si apprende, ma si cresce come individui e come comunità.
La scuola di domani inizia oggi, con noi, con voi.
𝗖𝗼𝗺𝗲 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗮𝗺𝗼 𝘃𝗮𝗹𝗼𝗿𝗶𝘇𝘇𝗮𝗿𝗲 𝗶 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗶? Attraverso un viaggio alla scoperta di sé e delle soft life skills.
Nel mondo dell'educazione, sia in famiglia che a scuola, parliamo spesso di preparare i nostri giovani al futuro, ma cosa significa veramente?
Significa andare oltre le scelte professionali e lavorative e concentrarsi sulla crescita personale e sullo sviluppo delle cosiddette "soft life skills".
Le soft life skills sono quelle competenze che permettono ai giovani di navigare con successo nelle sfide della vita, di conoscere e valorizzare la propria unicità e di esprimersi liberamente.
Tuttavia, l'orientamento scolastico tende a concentrarsi solo negli ultimi anni di studio e spesso si limita a preparare per il lavoro, trascurando l'importanza della formazione personale e della consapevolezza di sé.
Questa visione ristretta rischia di lasciare i nostri ragazzi impreparati di fronte alle sfide personali e professionali, contribuendo al disinteresse per la formazione in generale e all'insuccesso.
È fondamentale che l'orientamento inizi più presto e che si focalizzi sulla crescita individuale, sullo sviluppo delle soft life skills e sull'identità personale, prima ancora di considerare la carriera futura.
Le leggi e le linee guida nazionali e europee degli ultimi anni hanno riconosciuto l'importanza di un orientamento che sia un vero percorso di vita, mirato a prevenire il disagio giovanile, promuovere l'inclusione sociale e sviluppare competenze trasversali.
Come orientatrice, mi impegno a lavorare con voi, genitori e famiglie, per aiutare i vostri figli a scoprire chi sono e cosa vogliono veramente dalla vita. Insieme, possiamo fornire loro gli strumenti per affrontare il cambiamento, per crescere consapevoli delle loro aspettative e per prendere decisioni responsabili sul loro futuro.
La nostra società è in costante evoluzione, e i nostri giovani devono essere pronti a reinventarsi, conoscendo sé stessi, i propri desideri e limiti.
È nostro dovere supportarli in questo percorso, fornendo loro le competenze e le opportunità per esprimere la loro vera identità e per realizzare i loro sogni.
Unisciti a me in questo importante viaggio per lo sviluppo delle soft life skills dei nostri giovani. Insieme, possiamo fare la differenza.
#softlifeskills #crescitapersonale #formazionecontinua #orientamentogiovani #lascalasorienta
Ai genitori chi ci pensa?
Parliamo spesso degli studenti, ma non dobbiamo dimenticare un aspetto fondamentale: il ruolo dei genitori. Come insegnanti, osserviamo che "la mela non cade lontano dall'albero". Durante i colloqui, vediamo chiaramente come certi comportamenti degli studenti siano influenzati dalla presenza o assenza dei loro genitori.
L'adolescenza è un periodo critico in cui i giovani, anche se sembrano allontanarsi, necessitano del sostegno adulto più che mai. Hanno bisogno di guide che non gli spianino la strada, ma che camminino al loro fianco, offrendo un confronto costruttivo.
Secondo un articolo scritto da Ileana Ogliari per ASNOR Associazione Nazionale Orientatori, non solo i ragazzi, ma anche i genitori hanno bisogno di supporto e strumenti. Anche secondo me è essenziale creare un circolo virtuoso di buone pratiche che contribuisca al benessere di tutta la società.
Come possiamo migliorare la situazione? Possiamo iniziare con piccoli passi, per esempio coinvolgendo le famiglie in percorsi di orientamento. Un esempio concreto arriva dalla mia provincia, dove una scuola secondaria ha lanciato un bando per percorsi di orientamento con il coinvolgimento delle famiglie.
#genitori #formazionecontinua #orientamentogiovani #lascalasorienta
PSICOLOGIA POSITIVA E FLOW: come si possono utilizzare con gli adolescenti?
Vi parlo della mia esperienza!
Prima di tutto.. di cosa stiamo parlando?
Il padre della psicologia positiva è Martin Seligman, che dopo aver studiato e applicato la psicologia classica si è reso conto che non si era mai (pre)occupato di chi stesse bene. Cosa si poteva comprendere da quelle persone? Come lavorare e potenziare i punti di forza, con l’obiettivo di raggiungere uno stato di benessere prolungato, definito human flourishing = fioritura dell’uomo, nel quale l’individuo possa sviluppare il suo massimo potenziale?
Il termine FLOW è stato coniato da Mihaly Csikzentmihalyi, che lo ha definito come uno stato di coscienza, durante il quale le persone sperimentano un profondo piacere, creatività e un totale coinvolgimento con la vita o l'attività in cui sono impegnate.
Come si possono sfruttare queste teorie nella pratica con i ragazzi?
Anna frequenta la seconda liceo scientifico, è una ragazzina molto impegnata, super organizzata e responsabile, ha il suo metodo di studio ma, come fanno in tanti, si da molto addosso, non percepisce il suo vero valore. Ha un problema: a casa riesce tranquillamente a studiare matematica e gli esercizi le riescono senza problemi, si mette le cuffie, entra nel “suo mondo” e riesce a rimanere concentrata anche un’ora e mezzo di fila, quando però è in verifica a scuola perde la concentrazione, l’ansia la assale e non riesce più a ragionare.
Le ho chiesto di descrivere le emozioni che prova mentre entra nel suo stato di FLOW a casa, quando ascolta la musica e di cercare di rievocarle in classe. Le ho chiesto anche quali sono i suoi punti di forza che sfrutta nello studio e nello svolgimento degli esercizi e come può sfruttarli per riuscire a concentrarsi anche in classe. Sono curiosa di scoprire come andrà.
È questo il vero significato del FLOW, una volta che si riesce a capire come si entra in quello stato, lo si può richiamare e sfruttare anche per gestire situazioni che non ci fanno stare bene.
Una volta che vediamo i nostri punti di forza, è difficile non vederli più.
Conoscevi la psicologia positiva e il FLOW? Che cosa ne pensi?
L'artista che ha realizzato il murale è #Millo 💛
#softlifeskills #crescitapersonale #flow #psicologiapositiva #formazionecontinua #orientamentogiovani #lascalasorienta
Perchè l'intelligenza emotiva è così importante?
Nonostante se ne parli dagli anni 80/90, non è un concetto così diffuso, almeno nella pratica.
L'intelligenza emotiva è l'abilità di capire e gestire le nostre emozioni e quelle degli altri. Pensate a quanto sia utile nel lavoro e nelle relazioni!
Non è solo il quoziente intellettivo a determinare il nostro successo, l'intelligenza emotiva gioca un ruolo cruciale nella nostra felicità e realizzazioni. Influenza tutto: come lavoriamo, come stiamo di salute, come pensiamo e come ci relazioniamo con gli altri.
Le ricerche ci dicono che la creatività si sprigiona usando l'intero cervello e che il nostro cervello emotivo ha un legame forte con quello razionale, pensante. La parte antica del nostro cervello gestisce le emozioni, mentre la parte più evoluta si occupa dei pensieri complessi.
Le emozioni possono arrivare al nostro cervello pensante prima che ce ne accorgiamo grazie ad un’autostrada di connessioni neuronali.
La regione emotiva del cervello riceve l'input prima del nostro centro di pensiero, perciò possiamo reagire molto rapidamente e con forza ad alcune circostanze prima di aver attivato il pensiero cosciente nelle nostre reazioni.
Elaboriamo inconsciamente l’emozione. Questo ci porta a comportarci nello stesso modo abituale, prestando poca o nessuna attenzione all'emozione che stiamo provando o all'atteggiamento a cui è collegata quell’emozione.
Notando la differenza nei processi di pensiero puoi controllare consapevolmente la direzione verso cui agire e orientarti. Conoscere le proprie emozioni - autoconsapevolezza - e gestirle bene può fare una grande differenza.
Essere in sintonia con le nostre emozioni e quelle degli altri non è solo utile, è essenziale!
E voi, come usate l'intelligenza emotiva nella vostra vita quotidiana?
𝘓𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘦 𝙙𝙞𝙢𝙚𝙣𝙩𝙞𝙘𝙝𝙚𝙧𝙖𝙣𝙣𝙤 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘩𝘢𝘪 𝙙𝙚𝙩𝙩𝙤.
𝘓𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘦 𝙙𝙞𝙢𝙚𝙣𝙩𝙞𝙘𝙝𝙚𝙧𝙖𝙣𝙣𝙤 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘩𝘢𝘪 𝙛𝙖𝙩𝙩𝙤.
𝘔𝘢 𝘭𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘦 𝙣𝙤𝙣 𝙙𝙞𝙢𝙚𝙣𝙩𝙞𝙘𝙝𝙚𝙧𝙖𝙣𝙣𝙤 𝙢𝙖𝙞 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘭𝘦 𝘩𝘢𝘪 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘦 𝙨𝙚𝙣𝙩𝙞𝙧𝙚. 𝘔.𝘈.
#softlifeskills #crescitapersonale #pensierodivergente #intelligenzaemotiva #formazionecontinua #orientamentogiovani #lascalasorienta
NON VOGLIO FARE POLEMICA, MA MI STA A CUORE L’ARGOMENTO.
Sulla base di cosa si dovrebbero scegliere gli insegnanti?
So che potrei aprire un dibattito infinito, ma sento il bisogno di dire la mia. E’ tanto che ci penso. Più o meno da quando insegno alle superiori. Questo discorso non vale solo per l’infanzia, le medie e le superiori, vale ovviamente anche per l’Università.
Mi sono trovata a camminare per i corridoi a scuola ad ascoltare e osservare. L’ho sempre fatto. Osservare e ascoltare gli altri. Soprattutto i ragazzi. Il coaching insegna ad ascoltare e osservare senza giudizio il proprio coachee. Sono dell’idea che ci siano tanti bravissimi docenti in giro, ma ne servono tantissimi di più.
Mi chiedo perché sembra che quando cresciamo ci dimentichiamo che cosa significhi essere bambini prima e adolescenti poi. Non sto parlando di deresponsabilizzazione badate bene. Sto parlando di essere educatori.
Da quando sono a scuola ho lavorato con tantissime persone. La precarietà a scuola è un must. Persone che girano per tutta Italia in cerca di un posto di lavoro. Questo non è assolutamente edificante. Siamo persone i cui diritti sono spesso calpestati, il nostro lavoro è riconosciuto da pochi, di certo non dal nostro datore di lavoro Se non c’è il manuale per fare il genitore, non c’è nemmeno per fare l’insegnante.
Allora qual è il punto? Ci vuole motivazione ed empatia. Se anche non hai scelto di fare il genitore o l'insegnante, ma lo stai facendo, hai preso una grandissima responsabilità. Quella di educare le generazioni del futuro.
Secondo voi, quale dovrebbe essere la qualità più importante di un insegnante? Conoscere la materia? A cosa serve conoscere la materia se non sai suscitare l’interesse, motivare, stimolare all’apprendimento? A cosa serve conoscere la materia se non sai “vedere” chi hai davanti?
L’insegnamento è emozione, è attraverso questo canale che passa poi quello della disciplina, della competenza, della specializzazione e dell’approfondimento.
Quindi secondo me, vanno bene i concorsi (anche se si dovrebbe decidere una via che rimanga quella almeno per più di un paio di anni) ma si dovrebbero fare dei colloqui motivazionali, non solo per i maestri o i docenti, anche per i Dirigenti.
#scuola #maestra #professoressa #insegnante #intelligenzaemotiva #intelligenzaaffettiva #autoconsapevolezza #empatia #motivazione #formazionecontinua #orientamentogiovani #lascalasorienta
Di quali strumenti hanno bisogno i giovani oggi?
#Consapevolezza, #Prospettiva, #Autoanalisi.
#Consapevolezza: di sè stessi e di ciò che li circonda. Nel mondo di oggi così veloce e così performante, mancano le fondamenta e aumenta il rischio di non sentirsi “mai abbastanza”, di “non avere tempo da sprecare”, nasce l’ansia giovanile che da adulti si trasforma in burnout.
Entra in gioco il fenomeno del sovraccarico informativo, che si verifica quando si riceve una grande quantità di informazioni che non si riescono a filtrare, accade così che si crea disordine e confusione (in una parola disorientamento) fino a non riuscire più a decidere.
Faccio un esempio semplice ma che rende l’idea: pensate a quando andate al ristorante e vi trovate di fronte un menù con migliaia di piatti, manderebbe in confusione chiunque. Lo leggereste tutto o decidereste sulla base di ciò che sapete che vi piace? Per quanto mi riguarda opterei per la seconda opzione. Il punto è questo: e se non so cosa mi piace? Se non parto da me, come faccio a decidere in quella moltitudine di piatti?
#Prospettiva: per sapere dove si sta andando e che obiettivo si sta perseguendo, in modo che il percorso sia gratificante. Nell’era del tutto e subito, a portata di clic molto spesso i giovani non riescono a immaginare un obiettivo a lungo termine, che si può raggiungere con costanza, impegno e dedizione, ma anche (ancora una volta) conoscendo qual è il punto di partenza: chi siamo noi e in cosa consiste la nostra unicità.
Se la gratificazione è immediata, come si fa ad immaginare di realizzare un sogno? Ecco che i sogni spariscono o non vengono proprio presi in considerazione. La prospettiva, o più semplicemente il sogno portato a terra e rivisto con un occhio più concreto, vestito della nostra identità e delle nostre possibilità, ci permette di pensare al cambiamento come un’evoluzione naturale, agli errori come opportunità, per capire cosa ci piace e cosa no.
#Autoanalisi: aiutare i giovani ad immergersi in sé stessi permette loro di vestire gli abiti dell'incertezza e della complessità che abitano il nostro presente (e probabilmente anche il nostro futuro), mettendo in campo coraggio e costanza.
Questi tre elementi sono alla base della #motivazione che spinge i giovani senza una bussola a trovarla in se stessi, accompagnati nel loro viaggio da una professionista orientatrice e coach che permette loro di esplorare ciò che c’è fuori, partendo da ciò che c’è dentro.
𝐼 𝑔𝑖𝑜𝑣𝑎𝑛𝑖 𝑛𝑜𝑛 ℎ𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑣𝑜𝑔𝑙𝑖𝑎 𝑑𝑖 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑒 𝑓𝑎𝑟𝑒 𝑠𝑎𝑐𝑟𝑖𝑓𝑖𝑐𝑖.
Tu giovane, ti sei mai sentito/a dire questa frase?
Tu 𝑚𝑒𝑛𝑜 𝑔𝑖𝑜𝑣𝑎𝑛𝑒, l’hai mai detta?
Esistono tanti pregiudizi e stereotipi sui giovani, in particolare in ambito lavorativo. Ciò di cui alcuni di noi 𝑚𝑒𝑛𝑜 𝑔𝑖𝑜𝑣𝑎𝑛𝑖 molte volte non ci rendiamo conto è di quanto il mondo sia cambiato, evolvendosi.
Per i miei nonni il lavoro era identitario e sinonimo di sacrificio, per i miei genitori meno identitario ma ancora molto sacrificante. Con la mia generazione è arrivata la prima vera crisi su questi aspetti:
La mia identità è legata al mio lavoro? Io sono ciò che faccio?
NO!
Io faccio ciò che sono!
Un tempo la gavetta era compensata da diverse prospettive a lungo termine: stabilità, carriera e stipendi dignitosi. Adesso la stabilità parte da dentro, non può essere cercata fuori, perché non c’è. I giovani molto spesso vengono visti come manodopera a basso costo, hanno meno possibilità di carriera e difficilmente trovano contratti stabili.
Per questi motivi e perché sono figli del sacrificio dei loro genitori, molti giovani sono alla ricerca di valori aziendali forti, di flessibilità e innovazione.
Ciò vuol dire non essere seri e affidabili nel lavoro? Non avere etica e professionalità?
NO!
Avere una gerarchia di priorità diverse, tra vita privata e professionale, non vuol dire non sapersi impegnare e dare il massimo, non avere etica e professionalità.
Aprirsi al dialogo, ascoltare le esigenze dei giovani, i dubbi e le paure, permetterebbe anche a noi 𝑚𝑒𝑛𝑜 𝑔𝑖𝑜𝑣𝑎𝑛𝑖 di avere una prospettiva diversa sul nostro modo di pensare e vedere le cose e sulle prospettive diverse dei nostri giovani.
Esistono aziende che dialogano con i giovani, esistono giovani che vogliono dire la loro ed essere ascoltati.
Tu 𝑚𝑒𝑛𝑜 𝑔𝑖𝑜𝑣𝑎𝑛𝑒, li ascolti? Cosa ne pensi?
Tu giovane, ti senti ascoltato? Cosa ne pensi?
InvernoTech
📤 Vorrei condividere con voi un'esperienza straordinaria che ho vissuto durante questo speciale ponte dell'immacolata all' #InvernoTech di OFpassiON, grazie a due ragazzi davvero spaciali Valeria Cagnina e Francesco Baldassarre. Sono stata accolta come parte della famiglia sia da loro che dai ragazzi mentor, minimentor e dreamer. È stato come vivere in un mondo parallelo per due giorni, un'esperienza che ha lasciato un segno indelebile nel mio cuore.
🤖❤️🔥Mi sono ritrovata a piedi scalzi in un mondo parallelo, sono davvero tornata bambina imparando giocando e facendo esperienza con i ragazzi straordinari che ho avuto il privilegio di incontrare.
Abbiamo formato cerchi di condivisione, abbiamo parlato di ciò che è davvero importante per noi, abbiamo coltivato consapevolezza e passione, abbiamo costruito robot, giocato con fluidi non newtoniani, costruito archi e balestre, studiato e tanto altro ancora, prendendoci cura degli insetti stecco di Vale.
🌈💥In questi giorni, ho avuto il privilegio di osservarli e ascoltarli in un contesto in cui potevano esprimere se stessi a 360° e mi sono resa conto ancora di piu di quanto sia importante farlo, sia ascoltarli che farli esprimere, perciò sono stata io a imparare di più di tutti. I ragazzi hanno condiviso il loro sapere, la loro passione per la tecnologia e la vita, la loro curiosità, insegnandomi quanto sia importante continuare a imparare e restare aperti alle meraviglie che il mondo può offrire. La condivisione di esperienze e sapere è stata la chiave di tutto.
👉 📢 I #ragazzi sono #straordinari.
Grazie di cuore a Valeria, Francesco e a tutta la fantastica famiglia OFpassiON per l'ospitalità incredibile e per creare un ambiente così ispirante. Grazie per il vostro impegno e la vostra dedizione a plasmare il futuro dei ragazzi attraverso la passione, siete un #razzo🚀 luminoso per tutti noi.
#OFpassiON #InvernoTech #Mentor #TeenCoach #Esperienze #Ragazzi #Condivisione #Sapere #Consapevolezza #Passione #Tecnologia
In un mondo che si muove velocemente, è essenziale fermarsi a riflettere sul potere dei sogni e sulle loro realizzazioni.
Immaginate un gruppo di giovani studenti italiani che, armati solo di passione e ingegnosità, sfidano le vastità dell'Australia in un’auto solare progettata da loro. È questa la storia straordinaria che ho scoperto nel recente servizio di Report, che mi ha emozionata tantissimo e ha acceso in me una riflessione profonda sulla potenza dei sogni e sulla loro realizzazione.
𝐈𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐥𝐨𝐫𝐨 𝐜𝐫𝐞𝐝𝐨 “𝐧𝐞𝐥𝐥’𝐢𝐫𝐫𝐢𝐝𝐮𝐜𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞 𝐬𝐩𝐞𝐫𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐢 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐟𝐚𝐯𝐨𝐥𝐚 𝐢𝐧 𝐮𝐧 𝐦𝐨𝐝𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐝𝐢 𝐬𝐯𝐢𝐥𝐮𝐩𝐩𝐨 𝐝𝐢 𝐢𝐦𝐩𝐫𝐞𝐬𝐚, 𝐩𝐞𝐫 𝐧𝐨𝐢 𝐚𝐝𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐞 𝐟𝐮𝐭𝐮𝐫𝐞 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢”.
Il punto è che “un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande". Queste parole di Adriano Olivetti risuonano con forza mentre rifletto sull'incredibile viaggio di #FuturoSolare e dei loro studenti verso la #BridgestoneWorldSolarChallenge.
Questo evento, una delle più ardue competizioni per veicoli solari, ha visto la partecipazione del team siciliano con il loro ambizioso progetto #Archimede 2.0. Una vettura elettrica completamente alimentata da pannelli solari, costruita e perfezionata da studenti di ingegneria di Catania e Palermo e di istituti tecnici di Siracusa, dimostrando che l'utopia può effettivamente trasformarsi in realtà.
La progettazione e la realizzazione della vettura e il viaggio di 3000 km da Darwin ad Adelaide attraverso il deserto australiano è stato più che una competizione; è stato un laboratorio viaggiante di #apprendimento e #innovazione.
Nonostante le sfide, tra cui il trasporto dell'auto in Australia, il team guidato da Enzo Di Bella ha mostrato una passione e una dedizione straordinarie, portando avanti un messaggio di cambiamento e speranza.
Ma il progetto di questo team è molto più grande: 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐨𝐧𝐨 𝐟𝐚𝐫𝐞 𝐫𝐞𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐞 𝐢𝐦𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐢𝐭𝐨𝐫𝐢𝐨 𝐞 𝐜𝐨𝐬𝐭𝐫𝐮𝐢𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐚𝐮𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐟𝐮𝐭𝐮𝐫𝐨 𝐢𝐧 𝐜𝐚𝐫 𝐬𝐡𝐚𝐫𝐢𝐧𝐠.
Questo progetto non è solo un trionfo dell'ingegneria e della sostenibilità, ma anche un esempio luminoso dell'importanza di inseguire i propri sogni. Ci insegna che, con la giusta dose di #coraggio, #impegno e #innovazione, possiamo trasformare le nostre utopie in realtà tangibili e influenti, con la postilla di rimanere #flessibili.
Grandi ragazzi!
Come possiamo, insieme, coltivare e supportare questi sogni innovativi? Come possiamo trasformare le utopie di oggi nelle realtà di domani?
#connessioni #rete #InnovazioneSostenibile #passione #coraggio
𝑼𝒏 𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒅𝒂𝒍𝒍’𝒂𝒍𝒍𝒖𝒗𝒊𝒐𝒏𝒆, 𝒏𝒐𝒊 𝒅𝒆𝒍 𝒑𝒓𝒐𝒈𝒆𝒕𝒕𝒐 𝑺𝒉𝒆𝒍𝒍 𝑬𝒄𝒐 𝑴𝒂𝒓𝒂𝒕𝒉𝒐𝒏.
Il 16 maggio 2023 l’alluvione ha colpito anche l’ITIP L.Bucci di Faenza dove presto servizio come docente. Il 19 maggio io e altri 3 docenti saremmo dovuti partire con un team di 20 ragazzi di 4^ e 5^ per partecipare alla gara della
Shell Eco Marathon Europa/Africa a Nogaro, in Francia. Era tutto pronto. Un anno di lavoro, di impegno, di dedizione, di costruzione del team.
La scuola partecipa alla competizione da 28 anni. Si tratta di gare per veicoli a bassi consumi. Noi abbiamo l’Urban Concept Nova a motore a combustione interna e il Prototipo Fabi a motore elettrico, tutte quasi interamente in carbonio. Vince chi fa più km con un litro di combustibile o per kWh.
Il team è composto da elettronici, meccanici ed informatici, ognuno lavora su diversi aspetti che coinvolgono la partecipazione di un team ad una gara con la preparazione dei veicoli, ci sono i piloti e le pilotesse, i team manager e ovviamente anche i docenti che coordinano tutti i lavori.
È un progetto al quale partecipano pochissime scuole superiori, in Italia ci siamo noi e il team dell’ITIS L. da Vinci di Carpi, le altre sono università. Nel 2022 con la Nova al circuito di Assen in Olanda siamo riusciti a stare davanti al team del Politecnico di Torino, guadagnando il terzo posto con 239 km/l.
Questo progetto mette in campo tutte le competenze di cui parlano le Linee guida per le discipline #STEM. A riguardo ho letto un articolo interessante di ASNOR Associazione Nazionale Orientatori. Ma immaginate cosa possa significare per ragazzi dai 16 ai 19 anni. Si dorme in campeggio, si prepara da mangiare insieme, i tuoi compagni diventano la tua famiglia per una settimana, si lotta con i pochi strumenti che si hanno a disposizione, ci si aiuta a vicenda con i team partecipanti.
Sono diventata responsabile del progetto nel 2019, sono riuscita a portarlo avanti nonostante la pandemia, ma l’anno scorso non è stato possibile partire, la maggior parte dei ragazzi del team erano stati colpiti dall’alluvione, alcuni non avevano più nulla, di alcuni non ho avuto notizia per giorni dal “paese delle 1000 frane” e anche se alcuni di loro sarebbero voluti partire, ho dovuto prendere quella decisione, caricare le pale in macchina con mio marito e andare in giro ad aiutare chi ne aveva bisogno, partendo proprio dalla scuola.
La parte più difficile del prendermi una pausa l’anno scorso, è stata proprio quella di lasciare questo progetto. Ho trovato comunque dei colleghi splendidi che se ne sono presi cura insieme agli immancabili pensionati, pionieri del progetto, senza i quali nemmeno io avrei potuto farcela.
Il nuovo team è pronto per partire questo sabato, seguiteli e fate il tifo per loro.
Grazie a Nicoló, Riccardo, Paolo, Vincenzo, Duccio, Gianmarco, Francesco e Daniele 💙💛
𝐈𝐍𝐆𝐄𝐆𝐍𝐄𝐑𝐀 𝐎 𝐈𝐍𝐆𝐄𝐆𝐍𝐄𝐑𝐄?
Ho partecipato ad un incontro del #CSF del Kingstown College Italia, la scuola di coaching e mentoring che frequento, sul tema “Come il coaching aiuta le donne nel progresso verso il futuro” in cui ho potuto conoscere e confrontarmi con Monica Franzoni, coach per le donne.
Il tema delle differenze di genere è forse più attuale che mai, non solo nelle differenze fra uomini e donne, ma è su questo che mi vorrei soffermare.
Mi sono laureata alla triennale in ingegneria ed eravamo 10 donne su un centinaio di laureandi, alla magistrale eravamo in 2 su trenta.
In entrambe le occasioni mi sono voluta vestire in pantaloni e giacca, alla triennale avevo anche la cravatta. Durante la mia carriera, anche a scuola, mi sono sempre sentita chiamare Ingegnere.
Ascoltando Monica ho potuto riflettere su alcune cose: vestirmi in pantaloni, giacca e cravatta era un segno di sfida verso un mondo, come quello delle STEM, in cui le donne sono davvero una minoranza, ma non conta la facciata, è fondamentale l'utilizzo che facciamo dei termini nel quotidiano.
La fonetica è importante: ingegnerA non suona bene, ma forse solo perché non ci siamo abituati.
Quando mi sono laureata mi hanno nominata Dottore Magistrale e non Dottoressa Magistrale.
Quando parliamo di una donna coraggiosa diciamo che ha le palle.
Per uscire dagli stereotipi di genere dobbiamo anche imparare a cambiare il nostro linguaggio e le prime a doverlo fare siamo proprio noi donne.
Uno dei primi incarichi che ho assunto a scuola è stato quello della funzione strumentale per l’orientamento. Quando andavo alle medie a presentare la scuola in cui lavoro, un Istituto Tecnico e Professionale, chiedevo alle ragazze verso che scelta fossero orientate. La risposta era sempre la stessa: il liceo.
Per me era abbastanza semplice portare loro il mio esempio e raccontare quanto ci sia bisogno di donne nel mondo delle STEM, perciò dicevo loro che, anche se avessero studiato al liceo come me, avrebbero comunque potuto proseguire gli studi in una facoltà ad indirizzo tecnico!
Nella foto che vedete qui sotto, ci sono le studentesse della mia scuola. La foto risale all’anno scorso. Su una popolazione di circa 1000 studenti, le ragazze erano 32. Due mie virtuose colleghe hanno ideato un progetto che si chiama #IT-#IS #PINK proprio per supportare queste ragazze.
Conosci progetti di questo genere nelle scuole?
#scuola #maestra #professoressa #ingenera #donnestem #gendergap #orientamentogiovani #lascalasorienta #liberədiessere
📢 𝗢𝗿𝗶𝗲𝗻𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗮𝗽𝗲𝘃𝗼𝗹𝗲𝘇𝘇𝗮: 𝘀𝗳𝗮𝘁𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗴𝗹𝗶 𝘀𝘁𝗲𝗿𝗲𝗼𝘁𝗶𝗽𝗶.
È sorprendente come ancora molte giovani donne siano convinte di non essere in grado di affrontare percorsi di studio incentrati sulle materie 𝗦𝗧𝗘𝗔𝗠 (𝗦𝗰𝗶𝗲𝗻𝗰𝗲, 𝗧𝗲𝗰𝗵𝗻𝗼𝗹𝗼𝗴𝘆, 𝗘𝗻𝗴𝗶𝗻𝗲𝗲𝗿𝗶𝗻𝗴, 𝗔𝗿𝘁𝘀, 𝗠𝗮𝘁𝗵𝗲𝗺𝗮𝘁𝗶𝗰𝘀).
La realtà è molto diversa. Le donne hanno dimostrato nel corso degli anni di eccellere in ambiti tecnici, scientifici e ingegneristici. È importante che incoraggiamo le giovani donne a superare gli 𝘀𝘁𝗲𝗿𝗲𝗼𝘁𝗶𝗽𝗶 𝗱𝗶 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 e a seguire i loro 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒆𝒔𝒔𝒊 𝒆 𝒑𝒂𝒔𝒔𝒊𝒐𝒏𝒊, indipendentemente dal campo di studio scelto.
🚀È fondamentale promuovere un 𝗼𝗿𝗶𝗲𝗻𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗳𝗲𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝗹𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗮𝗽𝗲𝘃𝗼𝗹𝗲, in modo da incoraggiare le ragazze sin dalle scuole medie a considerare queste materie come una reale possibilità di crescita e sviluppo personale.
Offrire 𝗺𝗼𝗱𝗲𝗹𝗹𝗶 𝗽𝗼𝘀𝗶𝘁𝗶𝘃𝗶 e presentare 𝗲𝘀𝗲𝗺𝗽𝗶 di donne di successo nel settore STEAM può contribuire a rompere gli stereotipi e a promuovere maggiormente la partecipazione femminile in questi settori.
👩🎓 Quando facevo orientamento nelle scuole medie, le ragazze mi presentavano queste problematiche, ma bastava il mio esempio di donna STEAM per aumentare il numero di iscritte nell'istituto tecnico in cui lavoravo.
💪 Siamo 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶 di creare un 𝒂𝒎𝒃𝒊𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒊𝒏𝒄𝒍𝒖𝒔𝒊𝒗𝒐 𝒆 𝒅𝒊 𝒔𝒐𝒔𝒕𝒆𝒈𝒏𝒐 per le 𝒈𝒊𝒐𝒗𝒂𝒏𝒊 𝒅𝒐𝒏𝒏𝒆 che desiderano perseguire studi basati su materie scientifiche.
🌍𝑰𝒏𝒔𝒊𝒆𝒎𝒆, 𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒄𝒓𝒆𝒂𝒓𝒆 𝒖𝒏 𝒇𝒖𝒕𝒖𝒓𝒐 𝒊𝒏 𝒄𝒖𝒊 𝒍𝒂 𝒑𝒂𝒓𝒊𝒕𝒂̀ 𝒅𝒊 𝒈𝒆𝒏𝒆𝒓𝒆 𝒏𝒆𝒍 𝒄𝒂𝒎𝒑𝒐 𝑺𝑻𝑬𝑨𝑴 𝒔𝒊𝒂 𝒍𝒂 𝒏𝒐𝒓𝒎𝒂 𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒍'𝒆𝒄𝒄𝒆𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆.
👩💻 👩🚀 👩✈️
#orientamentofemminile #STEM #STEAM #donneinSTEAM #donneinSTEM #crescitasostenibile
EmpowerWomen - scienza e questioni di genere
Nel mondo accademico e professionale delle #STEM, affrontare le questioni di genere serve non solo per garantire equità ma anche per promuovere un ambiente di innovazione più ricco e variegato.
Conoscete il Matilda effect? (dal nome della suffragetta Matilda Joslyn Gage)
Coniato da Margaret W. Rossiter, evidenzia come spesso il contributo scientifico delle donne venga oscurato o attribuito ai colleghi maschi, come nel caso di Rosalind Franklin nella scoperta della struttura del DNA.
Esiste un progetto europeo 𝐇𝐘𝐏𝐀𝐓𝐈𝐀 (dal nome di Ipatia di Alessandria, filosofa e matematica del IV sec. d.c., inventrice dell'astrolabio) che mira a contrastare gli stereotipi di genere nelle materie STEM. Le attività sviluppate da musei, università e aziende in 20 paesi europei sono focalizzate su un approccio inclusivo per studenti e studentesse tra i 13 e i 18 anni e promuovono una visione delle STEM aperta a tutti, indipendentemente dal genere.
Alcuni studi dimostrano come la differenza nella performance in materie scientifiche delle studentesse rispetto ai loro compagni maschi sia maggiore nei Paesi con più elevati stereotipi di genere che naturalizzano differenze prodotte da norme sociali e culturali.
Nel suo “Stereotypes and Self-Stereotypes: Evidence from Teachers” Gender Bias, Michela Carlana, una giovane studiosa dell'Università di Harvard, ha condotto uno studio, che ha coinvolto 1400 insegnanti in più di 100 scuole medie tra Padova e Genova, riguardo l'impatto degli stereotipi di genere nutriti dagli insegnanti.
Il suo lavoro dimostra come i pregiudizi possano significativamente diminuire le performance in materie scientifico-matematiche delle studentesse, influenzando negativamente la loro scelta di percorsi formativi e la loro autostima.
Per combattere questi stereotipi, il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano ha implementato una serie di iniziative educative che incoraggiano un approccio equo e inclusivo. Un esempio è l'attività "La forma e l'azione", che esplora concetti di fisica e ingegneria in modo collaborativo, sfidando i tradizionali stereotipi di genere attraverso giochi, discussioni e costruzioni pratiche.
Linguaggio inclusivo e pratiche educative consapevoli sono molto importanti in generale, e in particolare per coltivare un ambiente STEM più creativo e innovativo.
Anche l’educazione STEM deve evolversi per diventare un campo dove tutti gli studenti, indipendentemente dal genere, possano scoprire e perseguire liberamente le loro passioni scientifiche e tecnologiche, valorizzando e sfruttando pienamente il potenziale di ogni individuo.
Ne parla anche l'Agenda 2030.
#scienceeducation #womeninSTEM #inclusiveeducation #genderequality #liberǝdiessere #Diversity #Equity #Inclusion
🚀 Storie di donne straordinarie: Fiorenza de Bernardi - Pioniera dell'Aviazione, la conoscete?
L'altro giorno ho visto un servizio che ha realizzato Freeda Media su di lei, sul suo canale #instagram che seguo.
👩✈️Fiorenza de Bernardi, nata nel 1928 a Firenze, ha infranto barriere significative diventando la prima donna pilota di linea in Italia, la quarta nel mondo. Figlia del colonnello Mario de Bernardi, campione del mondo di idrovolanti e campione di acrobazia, ha ottenuto il suo primo brevetto di volo nel 1951 e ha iniziato a volare professionalmente nel 1967.
La sua determinazione e il suo coraggio hanno aperto la strada alle donne nel campo dell'aviazione e oltre.
Da piccola aveva il sogno di prendere una baita in montagna e vendere panini con la salsiccia. Quando sale per la prima volta su un aereo poi non ci pensa due volte a chiedere a suo padre di farle prendere il brevetto di volo.
“In principio non ci credevano alla donna pilota, è stato tutto da verificare, da combattere, da studiare, anche con i medici, perché se sei incinta fino a che punto puoi portare i passeggeri in giro? Le donne avevano più paura degli uomini a venire in volo con me, perché se una donna non sa fare una data cosa, pensa che anche le altre non la sanno fare, poi quando salgono in aereo pensano che sei un dio.”
La sua carriera è stata segnata non solo dai successi personali ma anche dal suo impegno attivo nel promuovere l'uguaglianza di genere nell'aviazione. Fiorenza ha fondato l'Associazione Italiana Donne Pilota e ha lavorato instancabilmente per garantire che più donne potessero seguire le sue orme. Attraverso il suo esempio e il suo attivismo, ha dimostrato che le barriere di genere possono essere superate con passione e perseveranza.
Quello che mi ha colpita di più in assoluto di questa donna è la sua consapevolezza di essere al pari dei suoi colleghi uomini, con totale naturalezza, che immagino che per quei tempi non fosse affatto scontata.
Io mi rivolgo sempre a noi donne in primis, cosa possiamo fare nel nostro piccolo?
Possiamo prendere ispirazione da Fiorenza e diventare noi stesse modelle di ruolo, sostenendo altre donne e ragazze nei nostri campi di interesse, soprattutto quelli meno “scontati”. Ogni piccolo passo verso l'#inclusione e la promozione di talenti femminili contribuisce a costruire un futuro più equo.
Questo post è inteso per ispirare una
#riflessione e un'#azione concreta su come ciascuno di noi possa contribuire alla promozione delle donne nelle discipline #STEM.
Facciamo valere l'esempio di queste grandi donne e continuiamo a lottare per un mondo in cui ogni donna ha la possibilità di raggiungere le stelle.
[Storie di donne di oggi: Mariafrancesca Serra da Ingegnera a pastora e presidente di #Coldiretti Donne]
La storia di Mariafrancesca mi ha colpita molto. Dopo la laurea ha seguito un dottorato a Vienna, ha fatto altre esperienze all’estero e poi è tornata a Usellus, in provincia di Oristano, la mia città.
La sua scelta di tornare a casa, è stata proprio una scelta, non un ripiego. È ritornata a casa contro il volere del padre, per aiutarlo con l’azienda di famiglia, ma anche perchè per chi nasce e cresce su quell’isola, che io chiamo “la mia isola che non c’è”, rimane sempre un legame molto forte. Un legame fatto di radici, che ti richiamano all’essenza, alla semplicità e purezza delle cose. Un richiamo fatto di responsabilità e libertà.
Io dico sempre che in Sardegna ci sono più pecore che persone, ed è vero. Mariafrancesca non ha solo quelle, ha anche le mucche e i cavalli, che tratta con rispetto, mettendo in campo il sapere e la consapevolezza che ti dà uscire dai confini dell'isola, con i suoi tanti pregi e anche i suoi mille difetti.
Suo padre ha voluto che studiasse proprio perchè non voleva che lei facesse “quella vita di sacrifici” e invece lei è riuscita a dare una nuova veste alla figura del pastore, la pastora che si trucca e ha le mani curate, ma ve la immaginate? È stupenda!
La sua scelta sfida caparbiamente le convenzioni e le convinzioni tradizionali e culturali di genere per i ruoli lavorativi che in Sardegna, come in tanti altri luoghi, sono tanto radicate. Ha dimostrato che la determinazione e la visione possono superare barriere significative.
L’anno scorso è stata eletta presidentessa di Coldiretti Donne a testimonianza non solo del suo impegno personale ma anche del progresso nel riconoscimento del ruolo delle donne nell'agricoltura. Guidare un'azienda di allevamento biologico e implementare pratiche di sostenibilità ambientale richiede una visione non solo tecnica ma anche umanistica e innovativa.
Il suo esempio è emblematico di un fenomeno più diffuso in Italia, dove molte donne stanno riscoprendo e rivitalizzando l'agricoltura come campo di imprenditorialità.
Di storie simili ne parla anche Anna Kauber, regista, scrittrice e studiosa del mondo rurale che, nel docufilm IN QUESTO MONDO, ha raccontato la storia di circa 100 donne, tra i 20 e i 102 anni che, tra il nord e il sud Italia, si dedicano alla pastorizia, da sole o in famiglia.
Qualcosa sta cambiando, ma questo può succedere solo grazie al coraggio di persone come Marifrancesca, che affronta e sfida le aspettative tradizionali sui ruoli di genere, promuovendo una diversità più ampia e l'inclusione nel settore agricolo, che è vitale per il futuro sostenibile del nostro paese.
Ognunǝ di noi può fare la differenza!
#liberǝdiessere #DE&I #pastora #donneimprenditrici #lascalasorienta
Storie di donne che hanno fatto la storia: Jessie White Mario, la conoscete?
Nata a Gosport (sulla costa meridionale dell'Inghilterra) nel 1832, Jessie W.M. studiò Filosofia alla Sorbona. Avrebbe voluto studiare Medicina, ma al tempo non era aperta alle donne. Divenne così giornalista, scrittrice e infermiera nelle battaglie dei movimenti patriottici italiani del Risorgimento al fianco di Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini, fino ad essere soprannominata “Hurricane Jane”.
In un'epoca in cui le donne erano spesso relegate a ruoli di second'ordine, Jessie W.M. si distinse per il coraggio e l'impegno civile. La sua vita e le sue imprese testimoniano la forza e la determinazione delle donne nel contribuire attivamente alla storia e al progresso sociale.
La sua dedizione alla causa del Risorgimento la portò a seguire Giuseppe Garibaldi nella spedizione dei Mille, dove si imbarcò sulla nave Washington con destinazione Palermo, per poi occuparsi dell'assistenza ai feriti sui campi di battaglia.
Collaborò strettamente con Mazzini, organizzando raccolte fondi e conferenze per sostenere la causa italiana. Mazzini stesso disse di lei: "Riuscirà a fare più di venti uomini messi insieme."
Dopo l'unità d'Italia, Jessie W.M. continuò a servire la causa italiana. Curò Garibaldi dopo lo scontro in Aspromonte e lo accompagnò nel suo viaggio in Inghilterra nel 1864. Si dedicò anche alla denuncia delle condizioni di vita dei più poveri, scrivendo "La miseria di Napoli" e affrontando temi come il lavoro minorile nelle solfatare siciliane. Il suo impegno per i diritti civili e sociali dimostra una visione lungimirante di giustizia e uguaglianza.
Perche vi racconto questo? Perché la vita e le imprese di Jessie W.M. mi ricordano che il contributo delle donne è indispensabile per il progresso sociale. Mi stupisco ancora una volta del coraggio delle donne in tempi in cui non avevamo nemmeno il diritto di studiare ciò che volevamo.
La sua storia mi ispira a riconoscere e valorizzare il contributo delle donne in ogni ambito, sfidando gli stereotipi di genere e promuovendo l'uguaglianza. Jessie W.M. non solo ha partecipato agli eventi storici, ma li ha anche influenzati attivamente, lasciando un'eredità di impegno e passione per le generazioni future.
Studiare la storia serve anche a questo, capito ragazzi?!?!
Ricordare il passato per costruire un futuro di equità e inclusione.
#Storia #Risorgimento #Donnecheispirano #DE&I #lascalasorienta
Per approfondire: Pensalibero - Jessie White Mario
𝑴𝒂𝒓𝒄𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒍𝒂 𝑩𝒆𝒍𝒍𝒂: 𝑳'𝑬𝒔𝒆𝒎𝒑𝒊𝒐 𝒅𝒊 𝒖𝒏𝒂 𝒗𝒊𝒕𝒂 𝒇𝒂𝒕𝒕𝒂 𝒅𝒊 𝒄𝒐𝒓𝒂𝒈𝒈𝒊𝒐
Oggi voglio portarvi un esempio per me straordinario che mi ha insegnato tantissimo: mia nonna, Marcella la Bella.
Nata a Nizza da madre francese e padre cuneese, Marcella è stata abbandonata in collegio a soli 6 anni. Cresciuta con Le Figlie della Lupa, a 18 anni ha incontrato il suo primo marito, fratello di mio nonno, che le portava salame e formaggio dai cancelli del collegio durante il suo servizio nell'esercito. La loro storia d'amore fu interrotta dalla guerra, che costrinse mia nonna a fuggire sugli Appennini con tre amiche. Solo lei e un’altra sopravvissero e arrivarono a Roma, dove Marcella incontrò di nuovo Efisio, che la portò in Sardegna.
In un’epoca e un’isola in cui la diversità non era accettata, anzi malvista, Marcella ha subito tante ingiustizie e soprusi, ma ha continuato a vivere la sua vita portando avanti le sue idee. Indossava i pantaloni e i tacchi, non portava il fazzoletto in testa, si truccava e aveva le unghie “dipinte” e lavorava sodo, mentre veniva trattata come una serva dalla suocera.
Nonostante gli appellativi sprezzanti, ha sempre camminato a testa alta, dimostrando coraggio e fierezza. Si è sposata con Efisio dal quale ha avuto tre figli e, nonostante i tradimenti del marito, ha continuato a lottare, buttandolo fuori di casa e trovando un amore vero in mio nonno Ottavio. Insieme hanno cresciuto cinque figli, affrontando e superando pregiudizi e avversità.
Queste storie mia nonna non me le ha mai raccontate direttamente. Non parlava mai della sua famiglia di origine o delle difficoltà affrontate, ma il suo esempio ha parlato per lei. Mi ha insegnato a essere forte, a guardare gli altri con fierezza e coraggio, a conoscere il mio valore.
Ho avuto la fortuna di vivere con i miei nonni, di assorbire come una spugna i loro insegnamenti e di imparare dal loro esempio.
🔹 𝗤𝘂𝗮𝗹𝗶 𝗲𝘀𝗲𝗺𝗽𝗶 𝗱𝗶 𝗳𝗼𝗿𝘇𝗮 𝗲 𝗰𝗼𝗿𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 𝗵𝗮𝗶 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘁𝘂𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮?
🔹 𝗖𝗼𝗺𝗲 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗶𝗻𝘂𝗮𝗿𝗲 𝗮 𝘀𝗳𝗶𝗱𝗮𝗿𝗲 𝗶 𝗽𝗿𝗲𝗴𝗶𝘂𝗱𝗶𝘇𝗶 𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗺𝘂𝗼𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗹'𝗶𝗻𝗰𝗹𝘂𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗻𝗲𝗹 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼 𝗾𝘂𝗼𝘁𝗶𝗱𝗶𝗮𝗻𝗼?
🔹 𝗖𝗵𝗶 𝗲̀ 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗮 𝗹𝗮 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝘁𝗶 𝗵𝗮 𝗶𝗻𝘀𝗲𝗴𝗻𝗮𝘁𝗼 𝗮 𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝘁𝘂𝗼 𝘃𝗮𝗹𝗼𝗿𝗲?
Condividere queste storie è un modo per onorare il passato e ispirare il futuro. La diversità, l'inclusione e l'equità sono valori che possiamo coltivare ogni giorno, imparando da chi ci ha preceduto e continuando a camminare a testa alta, come Marcella la Bella.
#DE&I
“𝐋𝐚 𝐬𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚 𝐞̀ 𝐢𝐥 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐨𝐫𝐨” - Questo è il motto dei bagnini della riviera romagnola.
Chi di voi non c’è mai stato? Beh, io ci vivo in pratica ormai da vent’anni. Il mare è quello che è, non me ne vogliano lǝ romagnolǝ, sono sarda. Ma proprio per questo apprezzo la loro forte identità, il non darsi mai per vintǝ, il sapersi tirare su le maniche e darsi da fare, inventarsi un mestiere e saper far divertire le persone, sempre.
Già, si sono proprio inventati un mestiere, il mestiere del bagnino, che in realtà all’inizio era una bagnina.
Ma facciamo un passo indietro.
Da poco l’arenile di Riccione è stato riconosciuto come Patrimonio culturale immateriale dell'Umanità per l’Unesco e nel patrimonio rientra proprio anche il mestiere del bagnino, non quello di salvataggio, ma quello ti da lettino e ombrelloni, tiene pulita e in ordine la spiaggia e tantissimo altro.
La storia di Riccione, come quella di tutta la riviera, è da sempre intrecciata alla spiaggia e al suo mare che ne hanno forgiato l’identità. I mestieri e le antiche pratiche tramandate di generazione in generazione rappresentano un patrimonio per chi è romagnolo e ora anche per tutti noi.
Il mestiere del bagnino si diffonde con lo sviluppo del turismo balneare. La prima generazione era composta in gran parte da pescatori e più specificatamente dalle mogli dei pescatori: quando i mariti erano in mare, le donne allestivano la spiaggia con le poche attrezzature a disposizione, seguivano le famiglie dei signori che si recavano in spiaggia, accudivano i loro bambini, lavavano i costumi, stendevano gli asciugamani e preparavano da mangiare. Solo dopo la spiaggia ha iniziato a prendere forma diventando una vera e propria attività di accoglienza turistica.
Questa scoperta mi ha fatta sorridere, perchè ho fatto anche io la bagnina, di salvataggio e non! Mi sentivo un pò..#diversa e invece ero pienamente in tema!
Le donne.. mi stupiscono sempre!
Sapete chi è Leonilde lotti?
Conosciuta anche come Nilde e moglie di Palmiro Togliatti, è un'altra delle donne da cui mi sono lasciata ispirare.
Eletta alla Costituente nel 1946, fu una delle 21 donne che contribuirono a redigere la Costituzione italiana, nel 1979 divenne la prima donna in ltalia a ricoprire la carica di presidentessa della Camera dei Deputati, ruolo che mantenne per tre legislature consecutive, 33 anni dopo che le donne avevano avuto il diritto di voto.
Durante la sua lunga carriera politica, ha influenzato significativamente il panorama legislativo italiano, soprattutto in termini di diritti civili, pari opportunità e benessere sociale.
Ecco alcune leggi e riforme a cui ha contribuito:
Legge sul divorzio (1970)
Legge sulla tutela delle lavoratrici madri (1971): garantiva congedo maternità e protezione contro il licenziamento in gravidanza
Riforma del diritto di famiglia (1975): eliminava la "potestà maritale", favorendo l'uguaglianza di genere in famiglia
Leggi sulla parità di trattamento di genere sul lavoro (anni 70 e '80)
Legge sullaborto (Legge 194, 1978)
Leggi sulla parità di accesso agli uffici pubblici per le donne (anni '80)
Legge contro la violenza domestica (anni '80)
Nel suo discorso di insediamento alla Camera dei Deputati disse:
[...] Voi comprenderete, io credo, la mia emozione [...] lo stessa, non ve lo nascondo, vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione. Essere stata una di loro e aver speso tanta parte del mio impegno di lavoro per il loro riscatto, per l'affermazione di una loro pari responsabilità sociale e umana, costituisce e costituirà sempre un motivo di orgoglio della mia vita".
Quando leggo queste storie di grandi donne mi sento caricata da un orgoglio e da una motivazione profonde. La storia ci insegna che ciò che abbiamo oggi non è scontato. Non sono scontate la nostra libertà di azione e di parola, i nostri diritti.
Ricordiamocelo noi e ricordiamolo allə nostrə ragazzə, questo è solo uno dei tanti motivi per cui vale la pena studiare storia 😉
Cosa vuol dire per te #Diversità #Equità #Inclusione?
Oggi ti porto un tema come quello della disabilità dellə ragazzə .
Nella serie il "Babysitter", Paolo Ruffini intervista bambini di età diverse, mettendo in evidenza le loro specialità, il loro essere unici e fantastici. Se ti soffermerai a guardarli potrai riconoscere in ciascuno di loro tratti caratteristici ben definiti. Io mi sono emozionata tantissimo, ma anche piegata dalle risate.
Mi vorrei soffermare su un episodio in particolare, quello che vede protagonisti Gloria e i suoi fratelli Gabriele e Giorgio. Gloria è la mediana dei tre e li protegge entrambi.
P: Ma ha qualcosa di particolare Giorgio?
G: Non moltissimo
P: Sai che cos’è la sindrome di down?
G: Si, credo che Giorgio ce l’abbia.
P: Che cosa vuol dire avere la sindrome di down?
G: Sei tipo disabile e.. fai delle cose un pochino diverse dagli altri.
P: Chi ha la sindrome di down, tu pensi che siano diversi da noi?
G: No, penso che tutti noi siamo uguali.
P: Lo vado a chiamare, come lo riconosco?
G: Giorgio ha gli occhiali blu, Gabriele ce li ha verdi.
Intendo questo quando dico che dai bambini possiamo imparare moltissimo. Gloria non vede la disabilità di Giorgio come una caratteristica distintiva, ma riconosce solo le sue specialità. Questo mi insegna quanto sia importante vedere oltre le etichette e apprezzare le unicità di ogni individuo.
Il progetto di Paolo Ruffini, che ora viene portato anche a teatro, ha il merito di mostrare a tutti la semplicità e le caratteristiche uniche dei bambini. Ognuno ha le proprie specialità, e queste devono essere celebrate, affrontandole con semplicità (magari quella dei bambini), sensibilità e profondità.
Questo episodio mi ha ricordato il libro autobiografico “Mio fratello rincorre i dinosauri” di Giacomo Mazzariol, che ho letto qualche anno fa, dal quale poi è stato tratto il film con Alessandro Gassmann, Isabella Ragonese. Nel libro l’autore racconta il suo disagio di bambino, nel rendersi conto che non avrebbe potuto giocare con suo fratello come sperava, disagio che poi diventa vergogna, prima per suo fratello, poi per se stesso per non averlo apprezzato per la sua unicità.
Penso spesso ad A., un ragazzo autistico, componente fondamentale di una mia tanto cara classe, che si è diplomato l’anno scorso. Per lui ho progettato dei percorsi ad hoc per il PCTO, con la collaborazione di una cooperativa, dell’insegnante di sostegno, ma soprattutto dei suoi compagni.
Lui non voleva andare in azienda, lui voleva venire a scuola per stare con i suoi compagni, solo grazie a loro siamo riuscitǝ a fargli capire quanto fosse importante fare quelle esperienze. Ora progetta il suo monopattino!
La vera inclusione non è solo accettare la diversità, ma celebrare e valorizzare ciò che rende ciascunə di noi unicə.
Tuttə noi possiamo trarre ispirazione da queste storie per promuovere una vera cultura #DEI nelle nostre vite quotidiane.
𝗕𝗼𝗱𝘆 𝗣𝗼𝘀𝗶𝘁𝗶𝘃𝗲 alle Olimpiadi 2024 e non solo.
In questi giorni si è parlato tanto di varie tematiche legate alle Olimpiadi, oggi ve ne porto una che mi sta parecchio a cuore.
Mi ha colpita leggere che questo è il primo anno nel quale c’è una presenza di atletə pari al 50e50 tra uomini e donne, ma non è questo il punto.
Alle Olimpiadi si gioca anche a #rugby? Ebbene si!
Ilona Maher (in foto), giocatrice della nazionale di rugby statunitense, medaglia di bronzo in queste Olimpiadi 2024, è impegnata nel promuovere lo sport, in particolare quello femminile, ma anche nel far conoscere il rugby nel mondo e, ciò che mi piace di più di lei, nella promozione del #body_positive, un approccio alla visione del corpo che va al di là dei canoni di bellezza standardizzati.
Lei stessa ha dovuto fare un percorso personale per accettare la sua fisicità, per la quale veniva presa in giro. Così, poco prima della cerimonia di apertura di Parigi 2024 ha pubblicato un video nel quale afferma “Voglio che diate tutti un'occhiata ai diversi tipi di corpo presenti. Tutti i tipi di corpo contano. Tutti i tipi di corpo sono validi. Dallə ginnastə più minutə, allə pallavolistə più altə, dallə rugbistə allə lanciatricə del peso, allə velocistə. Tutti i tipi di corpo sono belli e possono fare cose straordinarie. Quindi trovate voi stessə in questə atletə e sappiatə che anche voi potete farcela”.
Il percorso di accettazione della propria fisicità è un aspetto che riguarda tutti noi, me compresa, e la maggior parte di ragazzi e ragazze di oggi, considerati i modelli distorti che ci vengono proposti.
Un altro pesantissimo stereotipo è quello che riguarda ahimè proprio lo sport. Lo sport del rugby non è uno di quegli sport considerati di appannaggio delle donne, non da tutti ovviamente, ma da tanti.
Quando avevo 22 anni, mentre studiavo all'università, ho iniziato a giocare a rugby nella prima squadra femminile nata in città, tra le giocatrici c’erano più che altro morose e mogli dei giocatori della senior.
Purtroppo non eravamo ben viste (e volute) dai “vecchi” della società, che vedevano il rugby come uno "sport di nicchia", ma noi ce ne siamo altamente fregate e, anche se con tantissime difficoltà, abbiamo fatto il nostro gioco e ci siamo divertite!
A voi è mai capitato? Riuscite ad apprezzare la vostra fisicità e a volervi bene?
Come dice Ilona: sappiate che anche voi potete farcela!
Oggi voglio condividere una storia che mi ha fatto riflettere ancora una volta sul significato di #DE&I nella nostra vita quotidiana.
Ieri ho saputo che due miei cari amici hanno deciso di sposarsi, ma c'è stato un dettaglio che ha reso questa storia ancora più speciale.
È stata lei a fare la proposta a lui, inginocchiandosi e offrendogli un anello. Un gesto che ha capovolto le aspettative tradizionali, dimostrando che l'amore e l'impegno non hanno bisogno di seguire regole prestabilite.
In un mondo dove ci si aspetta che sia l'uomo a prendere l'iniziativa, questa è un’azione tanto semplice quanto monito di cosa significhi sentirsi liberi di esprimere ciò che si è.
Dimostra come possiamo sfidare i ruoli di genere e promuovere l'equità, anche nei piccoli (ma grandi) gesti.
Essere #liberǝdiessere significa proprio questo: riconoscere e abbracciare le differenze, vivere secondo le proprie regole e permettere a tuttə di fare lo stesso.
Che questa storia possa ispirare a creare spazi e momenti in cui ogni persona possa essere libera di esprimere l'amore e l'impegno nel modo che sente più vero per sé, nel rispetto di se stessi e degli altri.
#liberǝdiessere non è solo un hashtag, ma un invito a superare gli stereotipi e le convenzioni che ci limitano.
[Senso di comunità e senso civico oppure omertà e menefreghismo, cosa scegli?]
Domenica mattina io e mio marito abbiamo deciso di fare un giro in moto sui nostri Appennini. Una strada che non percorrevo da tempo, piena di curve immerse nell'ombra e nei profumi della montagna.
Mentre lui sfrecciava davanti a me con la sua sportiva, io, con la mia naked, mi sono goduta ogni attimo di quel viaggio, lasciando che il vento mi liberasse dai pensieri e dalle angosce della settimana. Sentivo l'energia tornare a crescere dentro di me.
Ma quella che doveva essere una giornata di spensieratezza si è trasformata in un episodio spiacevole.
Al ritorno, un’auto mi ha tamponata all'ultimo semaforo prima di casa. Non sono caduta, ma ho sentito una forte “frustata” al collo. Ho accostato per chiarire, ma invece di scusarsi, l'automobilista e il suo passeggero, visibilmente alterati, sono fuggiti. Dopo un breve inseguimento, si sono fermati, ma solo per insultarci e accusarci falsamente. Quando abbiamo proposto di aspettare i Carabinieri per fare il CID, se ne sono andati nuovamente.
Ancora più triste è stato notare l'indifferenza di chi ci circondava. I motociclisti fermi al semaforo, i residenti e persino i passanti hanno tutti scelto di girarsi dall'altra parte.
Nessuno ha voluto "avere problemi".
Questo episodio mi ha fatto riflettere su quanto il coraggio di agire, di essere solidali e di fare la cosa giusta, a volte, sembri mancare nella nostra società.
Quel senso civico di cui tanto si parla e che farebbe tanto bene alla nostra società, cede il posto all’omertà e al menefreghismo.
#liberǝdiessere vuol dire anche non avere paura di intervenire per gli altri, di fare sentire la propria voce contro l’ingiustizia, di essere presenti nel momento del bisogno.
Il #DE&I non riguarda solo i grandi principi, ma anche le piccole azioni quotidiane che fanno la differenza.
Noi, come comunità, siamo davvero pronti a fare la nostra parte?
Prima ancora, cosa significa davvero essere parte di una comunità?
Quanto siamo disposti a uscire dalla nostra zona di comfort per difendere ciò che è giusto, chi ha bisogno?
Quando ci troviamo di fronte a un'ingiustizia o più semplicemente di fronte al bisogno di una persona sconosciuta, scegliamo di agire o di rimanere spettatori?
Io scelgo di agire.
[Sorry we are closed]
Cosa spinge le persone a chiudersi di fronte all'opportunità di creare nuove connessioni e non abbracciare le diversità?
Sabato sera ho deciso di concedermi un'uscita, cosa rara negli ultimi tempi. I cambiamenti richiedono coraggio e sacrifici, ma ogni tanto è giusto prendersi un momento per sé.
Un'amica mi invita a festeggiare il suo compleanno con altre sette ragazze che non conoscevo. Per me queste occasioni sono sempre state opportunità per incontrare nuove persone e ampliare le mie prospettive.
Arrivo al locale, saluto con un gran sorriso e mi presento al tavolo dove erano già sedute due ragazze. Nonostante il mio tentativo di inserirmi nelle conversazioni, sono stata completamente ignorata da loro per tutta la serata.
Ho provato con battute e tentativi educati di partecipare, ma niente. Quando sono arrivate le altre ragazze fortunatamente le cose sono andate meglio e ho potuto dare spazio e voce alla me che preferisco.
Però non potevo non riflettere su ciò che è accaduto, sul significato che hanno #inclusione e #diversità in particolare in questo spazio di #liberǝdiessere: perché le persone scelgono consapevolmente di non considerarti?
Non è solo una questione di educazione. Forse manca il coraggio di mettersi in gioco, di confrontarsi con qualcosa di nuovo, forse è una questione di disinteresse, o forse semplicemente non c'è la voglia di esplorare nuove conoscenze, aprendo la propria mente a prospettive diverse.
Ma com'è possibile non essere curiosi?
Non voler ampliare la propria visione del mondo attraverso il confronto con chi ha esperienze e vissuti diversi?
Alla fine della serata, ho conosciuto Sara, Pamela, Lorenza, Lisa e Caterina che hanno reso la mia esperienza più significativa.
Questi incontri, questi scambi, sono essenziali per costruire una società più inclusiva e equa, dove ogni persona possa sentirsi valorizzata e accolta per ciò che è.
A me piace così, conoscere persone nuove significa aprirmi a nuovi mondi.
E voi, cosa ne pensate?
Cosa spinge le persone a chiudersi di fronte all'opportunità di creare nuove connessioni e non abbracciare le diversità?
Aiutatemi a capire, perché queste dinamiche mi lasciano sempre perplessa.
❓𝗤𝗨𝗔𝗡𝗧𝗜 𝗗𝗜 𝗡𝗢𝗜 𝗛𝗔𝗡𝗡𝗢 𝗦𝗖𝗘𝗟𝗧𝗢 𝗟𝗔 𝗣𝗥𝗢𝗣𝗥𝗜𝗔 𝗦𝗧𝗥𝗔𝗗𝗔 𝗦𝗘𝗚𝗨𝗘𝗡𝗗𝗢 𝗖𝗜𝗢̀ 𝗖𝗛𝗘 𝗖𝗜 𝗛𝗔𝗡𝗡𝗢 𝗗𝗘𝗧𝗧𝗢 𝗜 𝗡𝗢𝗦𝗧𝗥𝗜 𝗚𝗘𝗡𝗜𝗧𝗢𝗥𝗜 𝗢 𝗜 𝗣𝗥𝗢𝗙𝗘𝗦𝗦𝗢𝗥𝗜❓
L'ambiente in cui i giovani crescono - dalle famiglie agli amici, passando per scuole e comunità - gioca un ruolo cruciale nel modellare chi diventeranno. È una storia che si ripete da generazioni.
La mamma di A. si è affidata a me perché i professori in terza media hanno dato a sua figlia una busta chiusa nella quale c’era scritta la scuola che le consigliavano: istituto tecnico economico, indirizzo turismo. A. aveva in mente tutt’altro: liceo scientifico sportivo.
Abbiamo lavorato sulle sue #capacità, sui suoi #valori, sui suoi #punti di #forza e sulle sue #caratteristiche. Abbiamo valutato anche i punti di debolezza, trasformandoli in punti di partenza per un successivo #sviluppo a patto che a lei interessasse svilupparli. Abbiamo esplorato aspetti di sé stessa che A. non conosceva, abbiamo valutato tutte le opzioni che aveva e ne abbiamo cercate altre. Solo così è stata in grado di fare la sua scelta #consapevole, della quale era molto fiera.
Creare un ambiente #positivo, #supportivo e #stimolante è fondamentale per aiutare i giovani a scoprire chi sono e quali percorsi intraprendere, è un investimento per il loro futuro e quindi per il futuro della società stessa.
Studi mostrano che la qualità e la forza delle reti sociali, l'interazione con adulti mentori e l'esposizione a modelli di successo influenzano significativamente le decisioni e le aspettative di vita dei ragazzi.
Genitori, come potete contribuire a creare un contesto arricchente per i vostri figli?
#autodeterminazione #formazionecontinua #orientamentogiovani #lascalasorienta
𝐍𝐎𝐍 𝐏𝐔𝐎𝐈 𝐏𝐑𝐄𝐓𝐄𝐍𝐃𝐄𝐑𝐄 𝐂𝐇𝐄 𝐆𝐋𝐈 𝐀𝐋𝐓𝐑𝐈 𝐓𝐈 𝐃𝐈𝐀𝐍𝐎 𝐕𝐀𝐋𝐎𝐑𝐄 𝐒𝐄 𝐍𝐎𝐍 𝐒𝐄𝐈 𝐓𝐔 𝐏𝐄𝐑 𝐏𝐑𝐈𝐌* 𝐀 𝐃𝐀𝐑𝐓𝐈 𝐕𝐀𝐋𝐎𝐑𝐄.
Qualche giorno fa ho avuto un incontro molto intenso, che mi ha lasciato una grande tristezza dentro, che ho avuto bisogno di elaborare.
Una donna di 44 anni mi ha raccontato la sua vita, dedicata al lavoro e alla famiglia, sempre spinta dal senso del dovere. Ha investito tutte le sue energie, letteralmente la sua vita, credendo che, alla fine, il suo sacrificio sarebbe stato riconosciuto. Non si è mai concessa una pausa, una malattia, un permesso o una vacanza. Oggi, però, si sente delusa da un mondo che non le ha dato indietro quanto sperava.
Il bilancio di competenze che abbiamo fatto insieme è stato un momento di riflessione profonda, per entrambe. Mi ha colpito la tristezza di questa storia e al contempo la forza di questa donna.
Mi ha insegnato quanto può essere forte e profondo l’amore per gli altri, quanto può essere grande il coraggio di una persona e quanto sia grande la forza di un sorriso, ma mi ha fatto riflettere ancora una volta su quanto sia importante darsi valore, sia nella vita personale che in quella professionale.
Non possiamo aspettarci che gli altri riconoscano il nostro valore se noi per primi non lo facciamo.
Prendersi cura di sé, concedersi tempo, pause per riflettere su ciò che ci accade, per vivere e condividere il dolore ma anche la gioia, la rabbia e le delusioni, è un atto di rispetto verso noi stessi, ma soprattutto una necessità per vivere questa vita con dignità.
Solo così possiamo creare una vita in cui il nostro valore è riconosciuto, ma i prima ad avere il dovere di riconoscerlo siamo proprio noi.
Uno degli aspetti che amo dell'orientamento, ma in generale del dialogo e confronto con le persone, è la possibilità di imparare sempre qualcosa.
"NON SONO UNA SIGNORA, FORSE IN UN'ALTRA VITA"
Tra i banchi di scuola e nei corridoi, vivo tante esperienze che mi fanno riflettere.
Di recente, un'esperienza in particolare, mi ha fatta riflettere su quanto sia importante il modo in cui percepiamo noi stessi.
Durante un incontro con una collaboratrice scolastica, l'ho chiamata "signora" come consueto gesto di rispetto, per chiederle un'informazione. Lei mi ha risposto: "Non sono una signora, forse in un'altra vita."
Questa risposta mi ha colpita profondamente, facendomi pensare a quanto sia facile per molti sentirsi svalutati, incompresi o fuori posto nei ruoli che la vita attribuisce loro o nel ruolo che noi ci attribuiamo.
Come formatrice e orientatrice, mi impegno ogni giorno a valorizzare le persone, aiutandole a scoprire la propria identità e il loro potenziale.
Ognuno di noi merita di essere riconosciuto per il proprio valore, indipendentemente dal ruolo che ricopre.
L'inclusione e l'equità passano anche da questi piccoli gesti quotidiani, dal rispetto che mostriamo attraverso le nostre parole e dalle opportunità che creiamo per gli altri di sentirsi valorizzati.
Ho provato ad interagire con lei, ma non è sempre facile. Ciò non significa che non ci riproverò e che non continuerò a chiamarla Signora.
Quando ho sentito questa frase non ho potuto che pensare alla Loredana nazionale e a quante volte ho cantato a squarcia gola quella canzone con le amiche o sola, magari potrei usarla come scusa per riprendere il discorso 🤔
Il ruolo di ognuno di noi, in ambiente lavorativo è fondamentale e come tale deve essere rispettato, prima di tutto come persona e quando percepisco qualcosa che non va, non riesco a fare finta di nulla.
E tu? Cosa ne pensi? Qual è la tua esperienza? Ti dai il giusto valore?
𝗟𝗘 𝗘𝗠𝗢𝗭𝗜𝗢𝗡𝗜: 𝗦𝗜𝗔𝗠𝗢 𝗗𝗔𝗩𝗩𝗘𝗥𝗢 𝗖𝗢𝗡𝗦𝗔𝗣𝗘𝗩𝗢𝗟𝗜 𝗗𝗘𝗟 𝗟𝗢𝗥𝗢 𝗣𝗢𝗧𝗘𝗥𝗘?
Come docente e orientatrice ho osservato l'importanza delle emozioni nel modellare non solo le nostre scelte e comportamenti, ma anche nella definizione delle nostre interazioni quotidiane. Le emozioni sono diverse dai sentimenti, sono la chiave per una comunicazione autentica e un apprendimento significativo, sono essenziali nei processi decisionali, perché influenzano la nostra razionalità.
Come educatori e genitori, comprendere cosa sono le emozioni e il loro ruolo è fondamentale per guidare in modo efficace lo sviluppo dei giovani.
Ma cosa sono le emozioni?
Le emozioni sono reazioni spontanee e involontarie che scaturiscono dalle nostre esperienze e dai significati che attribuiamo agli eventi.
Le emozioni primarie, come gioia, tristezza, paura, rabbia, sorpresa, disprezzo e disgusto, sono universali e innescano risposte immediate. Al contrario, le emozioni secondarie come invidia, vergogna e speranza, rassegnazione, gelosia, perdono, offesa, nostalgia, rimorso, delusione, derivano da contesti culturali e interazioni sociali, influenzando profondamente la nostra crescita personale.
Per noi educatori, sia docenti che genitori, sviluppare la capacità di ascoltare e gestire le proprie emozioni è vitale. Questo permette non solo di conoscere se stessi ma anche di guidare i ragazzi nella comprensione e gestione delle loro emozioni, favorendo la comunicazione e il raggiungimento dei propri obiettivi.
Reprimere le emozioni è la cosa più sbagliata che possiamo fare. Non esprimere gioia può isolare, ignorare la paura può scatenare ansia e panico, reprimere la rabbia può sfociare in comportamenti distruttivi, non esprimere tristezza può intensificare sentimenti di solitudine e portare a depressione.
Dobbiamo promuovere un ambiente che incoraggi l'espressione sana delle emozioni, per riconoscerle, viverle e condividerle. Come comunità educativa, dobbiamo promuovere la consapevolezza e la gestione emotiva come competenze chiave per lo sviluppo dei giovani.
Quali strategie usate per supportare la gestione delle emozioni nella vostra classe o a casa?
In che modo possiamo creare un ambiente che incoraggi l'espressione sana delle emozioni?
Le vostre pratiche possono ispirare e aiutare altri a migliorare la loro comprensione emotiva.
#educazioneemotiva #crescitapersonale #comunicazioneefficace #softskills #formazionecontinua #orientamentogiovani #lascalasorienta
𝗔𝗗𝗢𝗟𝗘𝗦𝗖𝗘𝗡𝗧𝗜 𝗜𝗡 𝗖𝗥𝗜𝗦𝗜 - 𝗗𝗜𝗦𝗢𝗥𝗜𝗘𝗡𝗧𝗔𝗠𝗘𝗡𝗧𝗢 𝗘 𝗔𝗟𝗧𝗥𝗘 𝗩𝗜𝗥𝗧𝗨'
Nella fase adolescenziale i giovani sperimentano disorientamento, dovuto a:
▶️ Cambiamenti fisici, emotivi e relazionali
▶️ Difficoltà nel decodificare emozioni e stati d'animo
▶️ Scarsa conoscenza delle proprie attitudini e capacità
▶️ Difficoltà a orientarsi nella mole di informazioni e di input che provengono dall’esterno
▶️ Diffusa sensazione di inadeguatezza quando le sfide crescono
Iniziano a rendersi conto di quelle che sono le proprie caratteristiche, ma diventano anche più consapevoli dei loro limiti e fragilità, evidenziate come mancanze o veri e propri difetti dagli adulti significativi (genitori, docenti, allenatori). Sono capaci di autocritiche molto feroci soprattutto perché attuano dei paragoni impietosi con modelli irrealistici proposti dai social.
Il ruolo di un orientatore e di un coach può essere davvero importante in questa fase: li supporta nella presa di consapevolezza, nel riconoscere cosa sta succedendo e quali sono le loro risorse, abilità e attitudini a cui possono attingere.
Perchè si parla sempre di consapevolezza?
La consapevolezza è importante perché le azioni che i ragazzi inizieranno a progettare in un percorso di orientamento, in vista degli obiettivi piccoli o grandi che si propongono, saranno tanto più adeguate, efficaci e appaganti quanto più saranno allineate alle loro risorse e a quanto conoscono l’ambiente in cui sono inseriti.
La maggiore consapevolezza interna ed esterna porta verso la crescita dell’autodeterminazione: cominciano a sviluppare la capacità di compiere scelte consapevoli, si appropriano di autonomia decisionale, potenziando la motivazione interiore.
In questo modo si allenano anche alla responsabilità: non è sufficiente che l’adolescente prenda delle decisioni riguardo la propria vita e come affrontare le sfide e i problemi, è importante che queste decisioni vengano attivate in una serie di azioni.
Così facendo aumenta il loro benessere, che, come quello di noi adulti, è legato allo sviluppo e alla realizzazione delle potenzialità della persona, che evolve in allineamento con il proprio potenziale umano e si arriva ad un senso di realizzazione della propria vita.
Nell’ambito di un percorso di orientamento e coaching gli adolescenti sono stimolati a visualizzare una visione futura, una specie di sogno ad occhi aperti, perché è necessario che rallentino, escano dalla visione prestazionale in cui spesso si trovano, per elaborare emozioni, pensieri, immagini e sensazioni.
Vengono stimolati a spostarsi dalla situazione presente, vista spesso come immutabile, per immaginare e assaporare le sensazioni e le emozioni nel futuro. Il sogno precede, potenzia e intensifica l’iniziativa futura, accende il desiderio che queste sensazioni diventino realtà.
𝐼𝑙 𝑑𝑒𝑠𝑖𝑑𝑒𝑟𝑖𝑜 𝑒̀ 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑏𝑎𝑠𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑚𝑜𝑡𝑖𝑣𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑎𝑑 𝑎𝑔𝑖𝑟𝑒.
Equità e generalizzazioni sui prof. di oggi.
Altro temone che mi sta a cuore sulla scuola e sui docenti.
I prof. di oggi..
non sono neanche lontanamente quelli che ho avuto io.
vanno a scuola per scaldare la sedia.
non sono competenti sulla materia.
non sanno educare i nostri figli.
si sentono intoccabili e fanno quello che gli pare.
Queste sono solo alcune delle frasi che ho sentito dire da molte persone nei miei 10 anni di insegnamento alle superiori, ma la faccenda va avanti da più tempo.
In 10 anni di insegnamento sono stata minacciata da dei genitori, ho ricevuto lettere da un avvocato di altri genitori e mi sono trovata in altre situazioni spiacevoli.
Questo non fa si che io possa dire che:
I genitori di oggi non danno valori ed educazione ai propri figli e alle proprie figlie.
I ragazzi e le ragazze di oggi non hanno valori ed educazione.
E tutti gli altri che sono i più?
Le generalizzazioni ledono chi ama il proprio lavoro - se i docenti fossero tutti dei disgraziati la scuola non andrebbe avanti, ledono doppiamente chi ama e svolge con passione, etica e professionalità il suo lavoro perché molti ragazzi si accodano ai messaggi sbagliati che sentono in giro, perchè è più facile cogliere e fare propri i messaggi e gli esempi negativi. Anche per questo motivo il mestiere dell’insegnante secondo me è molto delicato, al pari di quello dei genitori, siamo per i giovani degli esempi. È molto faticoso vincere in classe certi pregiudizi, anche quando trasudi passione e motivazione per ciò che fai.
I docenti sono quelli che il nostro sistema educativo, con i suoi strumenti pedagogici uniformati e formalizzati, con un’organizzazione strettamente burocratica, pretende che siano fedeli esecutori di decisioni e programmi decisi da altri.
NON BASTANO BUONI DOCENTI PER FARE UNA BUONA SCUOLA.
[in foto una versione di me alla disperata ri-cerca di strumenti per fare lezione - di termodinamica - nei primissimi giorni post chiusura del covid]
𝐕𝐎𝐆𝐋𝐈𝐎 𝐂𝐄𝐋𝐄𝐁𝐑𝐀𝐑𝐄 𝐋𝐀 𝐆𝐈𝐎𝐑𝐍𝐀𝐓𝐀 𝐈𝐍𝐓𝐄𝐑𝐍𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐀𝐋𝐄 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐃𝐎𝐍𝐍𝐀 𝐂𝐎𝐍𝐃𝐈𝐕𝐈𝐃𝐄𝐍𝐃𝐎 𝐃𝐔𝐄 𝐒𝐓𝐎𝐑𝐈𝐄 𝐃𝐈 𝐑𝐈𝐂𝐎𝐒𝐓𝐑𝐔𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄
Io e Lucia Galante ci siamo reinventate. Abbiamo affrontato nuove sfide e momenti di profonda riflessione. Ci siamo incontrate lungo il cammino della crescita professionale. Abbiamo trovato la nostra vera vocazione nell'orientamento professionale e scolastico.
In questo articolo raccontiamo la nostra esperienza, un viaggio attraverso le emozioni che ci hanno accompagnate.
Due persone che si sono perse per poi ritrovarsi, dopo essere riuscite ad ascoltare il loro vero io interiore. Sono storie di rinascita e resilienza, mostrando che è possibile superare gli ostacoli e realizzare il proprio potenziale.
Oggi, nella Giornata Internazionale della Donna celebriamo non solo i nostri traguardi personali ma anche il potere di trasformare le proprie sfide in opportunità. Attraverso il nostro lavoro di orientamento, ci impegniamo a supportare i giovani e gli adulti nel loro percorso di crescita e scoperta personale.
Vi invitiamo a riflettere sul potere della trasformazione personale. Speriamo che la nostra storia possa essere d'ispirazione per chiunque si trovi ad affrontare momenti di difficoltà, ricordando che il cambiamento è sempre possibile.
Andate a leggere l'articolo!
#ricostruzione #emozioni #lavoro
𝗟𝗮 𝗳𝗮𝗺𝗶𝗴𝗹𝗶𝗮 𝗽𝗲𝗿𝗳𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗲𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲.
[La perfezione non esiste, ma questo è un altro tema]
La strage di Paderno mi ha sconvolta per l’ennesima volta. Non possiamo far finta che sia stato un gesto isolato o incomprensibile. Un diciassettenne che uccide i genitori e il fratellino porta con sé un grido di aiuto che la società non ha saputo ascoltare. Come sottolinea Paolo Crepet, non possiamo credere che in una famiglia "modello" non ci fossero segnali di malessere. Non posso credere che un amico, un parente, il parroco, uno dei prof. non si siano resi conto di niente.
“Viviamo in un’epoca in cui i genitori conoscono perfettamente i voti dei figli grazie ai registri elettronici, ma non sanno dove si trovano o cosa provano alle tre di notte.”
Non si tratta solo di una tragedia familiare, ma di un allarme sulla nostra incapacità di "vedere" davvero i giovani. Come società, siamo più connessi che mai, ma anche più isolati. La famiglia è diventata una sorta di struttura implosa, dove manca il dialogo autentico, l'ascolto e la comprensione.
Quanto durano le cene in famiglia?
Quanto tempo si passa insieme?
Lo dimostrano le parole del ragazzo stesso, che ha confessato di sentirsi oppresso e di aver agito senza un motivo apparente, cercando una liberazione impossibile.
Non possiamo più permetterci di ignorare questi segnali. I giovani hanno bisogno di essere visti, ascoltati e guidati. Non basta preoccuparsi dei loro risultati scolastici, dobbiamo fare un passo indietro e riflettere su come ricostruire il tessuto sociale e familiare, dando priorità alle relazioni umane rispetto alla performance, all’individualismo e al protezionismo. Dobbiamo smettere di controllare e iniziare a coinvolgere, facendo sì che i ragazzi sentano che la loro voce conta. Solo così possiamo evitare che tragedie come quella di Paderno si ripetano.
Ci vogliamo dare una svegliata?
Quante famiglie possono dire di parlare con i loro figli senza superficialità?
Quando inizieremo a “vedere” ciò che ci è più comodo ignorare?
Io sono Alessia, La Scalas che ti Orienta e 𝐕𝐄-𝐃𝐎 𝐈 𝐆𝐈𝐎𝐕𝐀𝐍𝐈, tu?
Perfetti o perfettamente imperfetti?
Viviamo immersi nella società della #performance e del #giudizio, dove il valore di una persona sembra misurarsi solo in base ai risultati: i voti a scuola, le promozioni al lavoro, i traguardi personali. Il nostro valore sembra legato a un obiettivo da raggiungere, a un traguardo da superare, a una performance impeccabile da esibire. Siamo costantemente sotto pressione per dimostrare di essere all’altezza, di non sbagliare, di raggiungere la perfezione. Così, diventiamo i peggiori giudici di noi stessi.
Ma la perfezione, poi, esiste davvero?
La verità è che la perfezione non esiste. E nemmeno l'imperfezione. Parlare di imperfezione implica la mancanza di qualcosa, un vuoto da riempire. Ma noi non siamo "mancanti" di qualcosa. Non siamo "difettosi", siamo semplicemente noi. Siamo esseri unici, con le nostre storie, i nostri talenti, i nostri errori e le nostre fragilità.
Il problema nasce quando smettiamo di riconoscere il nostro #valore, inseguendo un ideale che non appartiene a noi. La cultura del giudizio ci insegna a nasconderci dietro una maschera che prima o poi va in frantumi.
In una cultura ossessionata dalla performance, l'errore viene visto come un segno di debolezza, poi arriva l’autogiudizio che ci intrappola in un ciclo infinito di inadeguatezza.
In realtà l'errore è parte del processo di crescita. Sbagliare ci rende più consapevoli, più umani. Il vero fallimento secondo me è aderire a uno standard irrealistico.
❓Se non impariamo a riconoscere il nostro valore, indipendentemente dai risultati, come possiamo pretendere che gli altri lo facciano?
❓Se non siamo capaci di apprezzare noi stessi per ciò che siamo, anziché per ciò che facciamo, come possiamo sperare di creare relazioni sane, tanto personali quanto professionali?
❓Se viviamo costantemente nella paura del giudizio, come possiamo essere liberi di esprimerci, di sperimentare, di sbagliare?
❓Stiamo insegnando alle persone attorno a noi a riconoscere il loro valore o a misurarsi solo sui risultati?
❓Siamo in grado di vedere il valore nell'errore o viviamo nella paura di essere giudicati?
❓Quanto spesso il nostro autogiudizio limita la nostra crescita?
Lo so, sono tante domande, ma me le sono poste e ora le giro a voi.
Sono l'esito di percorsi di orientamento con giovani e adulti, in cui ritrovo questi aspetti.. in T-U-T-T-E le persone.
𝐔𝐧𝐚 𝐦𝐚𝐬𝐜𝐡𝐞𝐫𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐨𝐜𝐜𝐚𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞. 𝐈𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐢 𝐬𝐭𝐨.
Contattami per avere maggiori informazioni sui miei servizi
Oppure inviami un messaggio al numero
+39 349 1030624